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Lorenzino de' Medici - Aridosia (1536)
Atto primo
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Lucido servo, e Marcantonio
- Lucido
- Ei pare, che la fortuna sempre si diletti di far venir voglia agli uomini di quelle cose, che sono più difficili ad ottenersi. Io non credo, che in Firenze sia donna alcuna, che non avesse di grazia far piacere ad Erminio, ed egli s’è innamorato di costei, la quale non che possa godere, ma bisogna che con mille rispetti le parli, ed ênne guasto, fracido morto, che altro non pensa e non parla che la Fiammetta.
- Marcantonio
- Ei parla da sè di questo.
- Lucido
- Adesso mi manda a vedere quel ch’ella fa: com’ella sta; e raccomandasi a lei, e ogni giorno ho questa gita per amor di Dio e de’ servi suoi.
- Marcantonio
- Lo vo’ chiamare avanti che pigli altro viaggio. Lucido, o Lucido.
- Lucido
- Chi mi chiama? è Marcantonio. Che domandate?
- Marcantonio
- Che è d’Erminio, che iersera non tornò a cena?
- Lucido
- Cenò, e dormì con Tiberio in casa Aridosio.
- Marcantonio
- E tu dove vai? a portare qualche imbasciata al monastero?
- Lucido
- Che sapete voi di monastero?
- Marcantonio
- Sonne quel che tu.
- Lucido
- A dirvi il vero mi mandava a vedere se ella voleva niente.
- Marcantonio
- In verità, che Erminio in questo mi fa torto! perchè tu sai se io lo compiaccio, e più presto lo aiuto nelle sue voglie e ne’ suoi amori, che sono in qualche parte ragionevoli; ma questo ha troppo del disonesto; ei dovrebbe pure aver rispetto all’onor suo, e mio; perchè il carico è dato a me, che lo lascio fare; ei pare, che a Firenze ci manchino le donne da cavarsi le sue voglie, che si abbia andare infino nei monasteri.
- Lucido
- Io gli ho detto questo più volte, ed egli parte sel conosce; ma voi sapete, Marcantonio, che l’amor non ha legge, ed è un gran tempo che le cominciò a voler bene, ed ella è una bellissima figliuola, nobile e virtuosa, che forse se voi la vedeste gli avreste più compassione che non le avete, e siate certo, che prima saria possibile far diventare Erminio un altro uomo, che fargli lasciare questo amore, e vuo’ dire più avanti, che l’animo suo sarebbe di pigliarla per moglie.
- Marcantonio
- O mai più sentii dire, che le monache si pigliassero per moglie.
- Lucido
- O la non è monaca, che ella non è ancora velata e non vorrebbe essere, ma la sarà s’ella crepasse perchè ella ha una buona eredità, e le monache l’hanno adocchiata, e sebbene ella mettesse l’ali, mai potrebbe uscir del monastero; tal guardia le fanno.
- Marcantonio
- E non essendo monaca è cosa più escusabile. Ma dimmi; di chi è ella figliuola; è buona eredità, di’ tu?
- Lucido
- Ella è dei Ridolfi, e non ha nè padre, nè madre, e le monache son sue tutrici, e ha bonissima eredità, secondo ch’io intendo, e altro non vi so dire.
- Marcantonio
- Basta questo, conforta pure Erminio di levarsi da questa impresa, che non è nè utile nè onorevole, e s’egli ha voglia di moglie, e delle belle e delle ricche non gli mancheranno.
- Lucido
- Gli mancherà questa, che sopra tutte l’altre desidera.
- Marcantonio
- Io m’avvederò se tu avrai fatto seco il debito tuo.
- Lucido
- Lo farò per obbedirvi, non perch’io speri di far frutto.
- Marcantonio
- Voglio andare fino in piazza; fa, com’io torno, sia in ordine il desinare.
- Lucido
- Sarà fatto; o che padre dabbene è questo! io credo, che s’ei potesse, che di sua mano la caverebbe dal monastero per metterla accanto ad Erminio. O s’ei sapesse la pena che porta per costei, n’avrebbe più di lui dispiacere, chè il poveretto teme di non vituperare lei, il monisterio e sè ad un tratto, perchè ella è di lui gravida e sì vicina al parto che ogni giorno, ogni ora è la sua, e modo non si può trovare o di cavarla o di farla partorire segretamente, nè via che gli ci possa ritrovar più luogo, e insomma bisogna berla, e Erminio mi dice ch’io pensi; e bisognava che pensasse egli a farlo in modo che non se ne avesse a pentire, ma guastando s’impara, e ringrazii Iddio che non ha a che fare con un padre come Aridosio; ma, or ch’io mi ricordo, Tiberio deve essere ancora qui intorno a Ruffo, e non si ricorda di tornare alla villa, e se suo padre s’avvede che non vi sia trotterà qua giù per istordire tutti quanti; ecco appunto di qua Tiberio, che par che pensi ad ogni altra cosa, che all’andarsene in villa.
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