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Riser le donne delle parole di due pronti cavalieri a battaglia. Ma Lisa, che l’una dell’altre due così mi piacque di nominare, a cui parea che Lavinello tacendosi occasione fugisse di parlare, a lui sorridendo disse: - Lavinello, a te fie di vergogna, se tu, combattendo i tuoi compagni, con le mani a cintola ti starai: egli conviene che entri in campo ancor tu -.
A cui il giovane con lieta fronte rispose: - Anzi non posso io, Lisa, in cotesto campo più entrare, che egli di vergogna non mi sia. Perciò che come tu vedi, poi che i miei compagni già si sono ingaggiati della battaglia tra loro, onesta cosa non è che io, con un di lor mettendomi, l’altro, a cui solo converria rimanere, faccia con due guerrieri combattitore. - Non t’è buona scusa cotesta, Lavinello - risposero le donne quasi con un dire tutt’e tre; e poi Lisa, raffermatesi l’altre due, che a lei lasciavano la risposta, seguitò: - E non ti varrà, nello non volere pigliar l’arme, il difenderti per cotesta via. Perciò che non sono questi combattimenti di maniera, che quello si debba osservare che tu di’, che da due incontro ad uno non si vada. Egli non ne muore niuno in così fatte battaglie: entravi pure e appigliati comunquemente tu vuoi -.
- Lisa, Lisa, tu hai avuto un gran torto - rispose allora Lavinello, così con un dito per ischerzo minacciandola giochevolmente. Indi, all’altre due giratosi disse: - Io mi tenni, testé, donne, tutto buono, estimando, per lo vedervi intente alla zuffa di costor due, che a me non doveste volger l’animo, né dare altro carico di trappormi a queste contese. Ora, poscia che a Lisa non è piaciuto che io in pace mi stia, acciò che almeno doler di me non si possano i miei compagni, lasciamgli far da loro a lor modo; come essi si rimarranno dalla mischia, non mancherà che, sì come i buoni schermidori far sogliono, che a sé riservano il sezzaio assalto, così io le lasciate arme ripigliando, non pruovi di sodisfare al vostro disio. -