< Atti del parlamento italiano (1861)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Risposta del Senato del Regno
1 3

RISPOSTA DEL SENATO DEL REGNO


al


DISCORSO DELLA CORONA


APPROVATA NELLA SEDUTA DEL 26 FEBBRAIO 1861

_________





Sire!


La voce di V. M. ci annunzia l’avvenimento per cui s’adempie quel voto di unità politica, vagheggiato da tanti eletti spiriti, promosso da tanti nobili cuori, accompagnato da tanta pietà e da tante lagrime.

Travaglio di molti secoli, spiegasi ora, mercè di un prodigioso concorso di cause diverse tutte a noi propizie, la grandezza d’Italia. Il valore degli eserciti, il senno dei popoli hanno raggiunto tale scopo che pochi anni addietro pareva eccedere ogni umana previsione.

Fidando nell’appoggio dell’opinione delle genti più civili, e nella conformità di principii ispirati da liberali inclinazioni, e sorretti da illuminata esperienza, noi francamente speriamo che ci si darà modo di mostrare come chi rivendica il suo diritto è per ciò stesso più disposto a rispettare l’altrui; come l’Italia, costituita nella naturale sua condizione, è destinata a raffermare anzichè a turbare la vera armonia e il giusto equilibrio delle potenze d’Europa.

Il Senato è felice di unirsi alla Maestà Vostra nel credere che l’Imperatore dei Francesi non abbandonerà i generosi propositi, che furono a lui sorgente di splendida gloria, a noi di valido aiuto, che vennero consacrati dalle gesta dei prodi, dalle acclamazioni dei popoli.

Il sangue latino non disdirà la sua origine, e le varie vicende delle sorti passate si confonderanno in un mutuo accordo d’interessi, d’aspirazioni e d’affetti.

Quel conforto che la libera e possente Inghilterra arrecò nei più gravi cimenti alla causa dei popoli liberi non è mancato nelle presenti contingenze all’Italia, come non può venirci meno nell’avvenire.

Non sarà vana al certo la fiducia che noi riponiamo nello schietto giudizio e nel profondo sentire della generosa Germania, dove ad un Principe degno della Nazione che reggegià si sono per cura sollecita di Vostra Maestà aperti i sensi di onoranza e di simpatia che gli si addicono.

Tra i valorosi facile è sempre l’intendersi.

La moderazione e la calma sono la prerogativa dei forti. E noi che seguimmo con procellosa gioia gli ardimenti vostri, Sire, noi oggi ascoltiamo riverenti i consigli di prudenza che escono dal vostro labbro. Conoscere le ragioni del tempo presente e assicurarsi quelle dell’avvenire.

La nazione intera non potrà se non applaudire a tutto che si faccia onde afforzare l’Esercito e l’Armata navale, verso di cui nessun elogio sarebbe mai troppo.

L’indole militare del Popolo italiano, che si spiegava con tanto impeto da una gioventù gagliarda, guidato da un Capitano di virtù antica, e che ben si può chiamare figlio prediletto della vittoria, accenna che oramai l’Italia si procaccerà colle sue proprie forze, sotto la protezione della Provvidenza, gli elementi tutti della disciplina interna e dell’esterna difesa.

L’ordinamento del nuovo regno formerà oggetto delle più assidue meditazioni del Senato, affinchè risponda a quanto ricerca il presente e raccomanda il passato.

La Casa vostra, Sire, aveva da più remoti tempi pigliato il grande assunto di vegliare sui casi d’Italia e di procurarne l’indipendenza. Il magnanimo vostro Genitore ravvivò ed ampliò l’illustre concetto col largire ai suoi popoli le franchigie costituzionali e coll’iniziare il moto del nazionale riscatto; Voi, Sire, foste chiamato alle ultime e decisive lotte, nelle quali, ponendo a cimento vita e corona, ne riportaste il meritato guiderdone: l’amore d’Italia, l’ammirazione d’Europa.


Incaricato della redazione l’Ufficio di Presidenza.


Deputazione per presentare l’indirizzo al Re: Senatori Alfieri, Sauli Lodovico, Ceppi, Lauzi, Bevilacqua, San Vitale, Coccapani, Della Valle e Spada.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.