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Raimondo Montecuccoli
in Biblioteca Modenese, tomo III, 1793, pagg. 286-294
Montecuccoli Principe Raimondo Modenese. Del nome di questo celebre Generale piene sono le Storie tutte del secolo scorso, e non vi ha chi nol consideri come uno de’ più illustri Condottieri diguerra, che sian vissuti in queste ultime età.
Ma ei non è ugualmente noto ne’ Fasti della Letteratura, e pochi sanno, che fral rumore dell’Armi, e fralle cure de’ pubblici Ministeri appena mai cessò egli dal coltivare, e dal promuover le Scienze, e quelle ancora che parean più aliene dalla sua professione.
Io dunque lasciando in disparte, o accennando sol di passaggio le lodi militari del Principe Raimondo, mi arresterò solo alquanto su quelle men conosciute, che a lui si debbon per la moltiplice erudizione, di cui egli seppe fornirsi. Il bell’elogio, che nel 1775 ne ha fatto il Ch. Sig. Co. Agostino Paradisi all’occasione del riaprimento delle Scuole di questa Università, e dato poi alle stampe, nel tempo stesso che mi servirà di guida a dare un brevissimo cenno della vita di questo famoso Condottier d’armi, mi scorgerà ancora a rilevare il molto, che a lui dovettero le Scienze e le Arti.
Raimondo nato nel 1608 in Montecuccolo Feudo della sua nobil famiglia dal Conte Galeotto e da Anna de’ Bigi Ferrarese di lui moglie, dopo avere in diverse scuole d’Italia appresi i primi elementi delle Scienze in età giovanile andossene al campo Cesareo in Fiandra, ove sotto la direzione e gli esempj del Conte Ernesto suo Zio cominciò a militare negli infimi gradi, e dal suo solo valore fu passo passo condotto a’ primi. La guerra contro gli Ollandesi, poscia quella contro Gustavo Adolfo Re di Svezia, parvero al Montecuccoli le prime occasioni di dar pruove del suo coraggio non meno che della sua Scienza nell’arte militare. Nel 1644, mentre non contava che 36 anni di età, giunse ad essere Tenente Maresciallo, e poco appresso ebbe il supremo comando dell’armi nella Franconia, indi nella Silesia, e nell’Ungheria. I Turchi e i Francesi furono i nimici, contro de’ quali più sovente ebbe a combattere. La battaglia di S. Gottardo, in cui i primi furono interamente sconfitti l’anno 1670, e le campagne sostenute contro i secondi condotti dal famoso Turena nel 1674 e nel 1675 posson bastare esse sole a rendere immortale il nome di questo grande Eroe, che finì di vivere in Lintz l’anno 1681.
E ciò ci basti aver detto delle azioni di guerra di questo celebre Generale. Or passiamo a vedere alquanto più stesamente ciò che appartiene agli studj da esso fatti, e a’ monumenti che ce ne sono rimasti.
Due volte ei fu prigione di guerra presso gli Svedesi, e la seconda durò due anni la prigionia. Di questo involontario riposo si valse il Montecuccoli per darsi tutto agli studj, a’ quali poco avea finallora potuto applicarsi. Le Memorie da lui scritte ci fan conoscere abbastanza quanto ei fosse versato nella Geometria, nell’Architettura, nella Politica, nella Storia; poiché in esse comprende con gran brevità ma con vastissima erudizione ciò che di più memorabile ci offrono in tutti que’ generi le antiche, e le moderne nazioni, e i più rinnomati lor Capitani. Né quelle Scienze soltanto, che possono in qualche modo giovare a un Generale d’armata, furon da lui coltivate, ma quelle ancora, che ne sembrano più lontane. Due Accademie vide il Montecuccoli aperte a suo tempo in Vienna.
La prima detta de’ Crescenti era destinata al coltivamento dell’Italiana Poesia, ed avea avuto a suo Fondatore l’Imperador Ferdinando II, e l’Arciduca Leopoldo Guglielmo figliuolo di Ferdinando erane il principal Promotore. Ad essa volle essere ascritto il Montecuccoli, che ebbevi il cognome di Distillato, e più volte fece in essa udir le sue Rime, che furono poscia stampate, come più sotto diremo (1).
L’altra assai più rinnomata fu quella de’ Curiosi della Natura, fondata circa la metà del secolo precedente. Nel 1677 volle essa avere un Protettore, che ne sostenesse le parti, e ne proccurasse i vantaggi presso l’Imperador Leopoldo, ed essendosi esaminato, chi fosse a ciò opportuno, niuno parve così atto a promuover gli onori dell’Accademia, quanto il Principe Montecuccoli.
A lui dunque essa ricorse, e con onorevolissima lettera segnata a’ 9 di Ottobre del (2) detto anno pregollo istantemente a volerla prendere sotto la sua protezione, ed egli con sua risposta de’ 28 di Novembre accettò prontamente l’incarico, e ne fu perciò dall’Accademia medesima ringraziato con altra lettera de’ 6 di Dicembre. Queste lettere ed altre Memorie intorno al titolo di primo Protettore di quella Accademia dato al Montecuccoli si posson vedere nella Storia dell’Accademia medesima pubblicata dal Buchnero nel 17552, il quale ancora fa un magnifico elogio del Principe Raimondo: Verum hoc, dice egli3, Augustissimum ceteroquin exemplum primo quidem nostro Illustrissimo Protectori Serenissimo Principi Raimundo Montecuccoli non sola atque gravissima curandarum atque protegendarum Academiæ nostræ rerum fuit causa, sed quæ in ipso prorsus singularis erat, studiorum in primis Mathematicorum, physicorum, physiologicorumque inter ipsos armorum strepitus cultura atque intelligentia; & tum primum nuperrime post magnificentissima & immortalia facinora sumptum a militia otium effecit quoque potissimum, ut in nostra Academicorum vota liberalissime concederet, intentamque in Academiæ nostræ salutem, quoad vixit, haberet curam.
Finalmente anche la Teologia fu da questo celebre Generale creduta degna del suo studio e della sua applicazione. Una certa testimonianza ne abbiamo nelle Lettere dell’Ab. Pacichelli, che con lui spesso solea conversare. De’ nostri, scrive egli (4), godetti e godo frequente commercio col Tenente Generale Montecuccoli Ministro di procera statura, e di consumato valore nella profession militare, in età di 72 anni, curioso delle materie scolastiche e Legali, che lo fanno vegliare bene spesso nella copiosa sua Libreria, delle quali anche discorre, e meco argomenta, havendo sempre per le mani la Teologia del P. Gonet.
Sta migliorando il palazzo adornato di buone pitture, ove tiene l’altar portatile, ed ha vago giardino.
Così seppe questo rarissimo Genio dividere il tempo trall’armi e tra’ libri, mostrando in tal modo, che non v’ha professione di vita, o sorta alcuna d’impiego, in cui non si possano da chi il voglia coltivare studiosamente le Scienze. Rimane ora a dire de’ frutti, che di tali suoi studj ci son rimasti.
I. Rime. Alcune Rime del Montecuccoli si leggono ne’ Diporti dell’Accademico Crescente stampati in Brusselles nel 1656, insieme con quelle del detto Accademico, cioè dell’Arciduca Leopoldo Guglielmo. Alcune poscia ne furono di nuovo stampate in qualche altra Raccolta, e in quella tralle altre delle Rime Oneste stampata in Bergamo nel 1750 ove si legge il Sonetto da lui composto in morte di Margherita di Diechtristein sua moglie, che è stato anche inserito nelle note al suo Elogio del soprallodato Sig. Conte Paradisi. In questo Ducale Archivio si ha ancora Ms. una Canzone da lui composta in morte del Re Gustavo Adolfo.
II. Memorie. Questa è l’opera, che ha renduto illustre il nome del Montecuccoli. L’arte della guerra, dice il Ch. Autor dell’Elogio, ebbe in esso quelle istituzioni di nuova Scienza, che le nuove arme da tanto tempo desideravano; ebbe il fondamento di semplici ed innegabili principj; e in mezzo a’ dubbj delle congetture il certo lume degli aforismi. Ammiravano le Memorie del Montecuccoli non meno i Militari, che i Letterati. I Militari, fra’ quali non si tace di un Duca di Lorena, di un Principe di Anhalt, e dello stesso celebre nome del gran Condè, non pur riconobbero l’Arte ordinata, ma di nuovi e insigni documenti accresciuta. La Militare Architettura nata in Italia, e dagli Italiani Geometri ridotta a forma di arte e qualità di scienza, assai prima che la illustrasse il facil metodo, e il sublime disegno di un Coheorn, e di un Vauban, si è considerata con quella ragione che si conveniva a tanto senno congiunto a così lunga e ponderata sperienza.
Le artiglierie, delle quali era allor l’uso incerto e difficile per la soverchia varietà delle forme, furonprimieramente dal Montecuccoli condotte a quella utile semplicità, dalla quale la moderna Scienza militare non si è giammai dipartita. La sussistenza degli eserciti, spesso di que’ tempi avventurata al caso, fu per aurei documenti assicurata sopra sagacissime cautele. L’arte di accampar con vantaggio, salute de’ piccioli eserciti, vi fu dimostrata sottilmente, e i Capitani appresero vie meglio a ricoverarsi in quella fortezza, che tra’ monti, fiumi, e foreste delineò la stessa natura.
Piacque a’ Letterati la nitidezza del metodo, e nella immensità della materia la brevità prodigiosa, lo stile non inculto, e non soverchiamente ornato, libero de’ vizj del secolo, e tanto eloquente di cose da negliger volentieri la splendidezza delle parole. Parve maravigliosa la erudizione sparsa per tutto il Libro, la quale raccogliendo in un prospetto la sperienza nuova ed antica delle bellicose nazioni, le lodi, i biasimi, le virtù, gli errori, i chiari fatti, gli illustri Capitani, mai non degenera (3) nel lusso, e mai non trapassa i limiti dell’opportunità. Così egli, che aggiugne ancora le lodi, con cui molti hanno esaltate queste Memorie, e singolarmente gli elogj, che ne ha fatti il Signor di Folard; e avverte, che certi barbari e rozzi vocaboli, che si veggono sparsi per l’opera, si debbono attribuire a’ copisti poco versati nella Lingua Italiana, da’ quali ella fu in questa parte malconcia.
Io indicherò le edizioni di essa, delle quali ho potuto avere notizia. Il primo editor delle Memorie fu Arrigo di Huyssen Tedesco Consiglier di guerra del Czar Pietro il Grande, e nominato da lui Maestro e Istruttore del Principe suo figlio, ed esse furono pubblicate con questo titolo: Memorie del Generale Montecuccoli. Colonia, presso la Società de’ Libraj 1704 in 8.
Furon poscia ristampate in Ferrara per Bernardino Barbieri 1711 in 8. Frattanto il Principe di Conty trovandosi in Ungheria ne vide l’original MS. presso il Principe Carlo di Lorena assai più ampio e più corretto di quello, su cui erasi fatta la prima edizione, e portatolo seco in Francia il fece tradurre in Francese a M. Adam, e la traduzione ne fu pubblicata con questo titolo: Memoires de Montecuccoli Generalissime des troupes de l’Empereur, or Principes de l’Art Militaire divisèz en trois livrestraduits d’Italien en François. A Paris: chez Jean Musier 1712 in 12. Altre edizioni ne venneroposcia in seguito, cioè à Amsterdam, aux depenses de la Compagnie 1734 in 12, à Strasbourg, chez Jean Raynold Doubseker le pere 1735 in 12, à Paris, chez le Clerc 1746 in 12. Finalmente il Conte Turpin de Crissè ce ne ha data una nuova edizione illustrata con lungo e diffuso Comento stampata à Amsterdam: chez Arstkée 1770 3 tom. in 8.
III. In un Codice di Lettere MSS. di diversi, che si conserva in Sassuolo presso il Sig. Dott. Antonio Panini, trovasi una lettera del Montecuccoli scritta nel 1644 al Co. di Trautmandorf primo Ministro dell’Imperadore all’occasione, che essendo tornato dall’Italia, ove avea servito il Duca Francesco I suo natural Sovrano nella guerra de’ Principi Collegati contra Urbano VIII, erasi veduti anteposti altri nel servigio di Cesare; e un Memoriale da lui nella stessa occasione direttoall’Imperadore.
Io riporterò qui quest’ultimo per le notizie, che in esso ci dà della sua vita, le quali potranno giovare a illustrarne la Storia: Sacra Cesarea, e Real Maestà. Alli giorni passati presentai a’ piedi della M. V. un Memoriale, con cui supplicavo la sua infinita clemenza per essere honorato di qualche grazia Cesarea in ricompensa de la mia fedelissima servitù, & in contracambio del Reggimento che mi fu tolto, mentre che io stava in Italia, e rinchiusi la supplicazione in quattro righe, per non tenere a bada i suoi occhj, e per non esserle importuno.
Ma perché dalla risposta havuta sono entrato in gelosia, che altri habbia potuto stimare la mia richiesta presontuosa, ed attribuire a temerità le mie pretensioni, ho giudicato necessario l’esporre alla M. V. i titoli, che mi hanno mosso a ciò fare, acciocché non paja l’habbia fatto con troppa confidenza.
E questa necessità mi difenderà dal rossore, ch’io altrimenti havrei di parlare avvantaggiosamente di me medesimo, che è cosa totalmente contraria al mio genio, & alla mia consuetudine.
Egli è vero, che ‘l primo e principal fondamento, sopra di cui mi son mosso a chiedere grazia, è stata l’immensa humanità della M. V., che con la soprabbondanza de’ suoi favori può habilitare i più indegni e supplire a’ loro difetti. Ma ho anche havuto riguardo all’esempio, col quale sono stati premiati tanti altri, che d’infima condizione sono stati fatti Conti e Baroni, & hanno havuti beni, denari, presenti, assegnazioni, e che io stimo in ogni modo non m’habbiano punto messo il piè innanzi ne’ servigj resi all’Augustissima Casa.
Perché nell’età di sedici anni venni a servire nell’Esercito Cesareo, dove sono stato diciasette anni continui senza essermene mai absentato, o per interesse particolare, o per altro divertimento, non credendo di essere stato in tutto questo tempo tre mesi alla Corte, & essendo passato per tutte le Cariche di Fanteria, e di Cavalleria, ho havuto l’onore, e la fortuna di trovarmi nelle più segnalate fazioni che sono successe in queste guerre, delle quali fazioni tacendo quelle, dove li miei servigj o sono stati accomunati con gli altri, o sono stati attorno all’opere ordinarie dell’Esercito, dirò succintamente in particolare, che io so in mia conscienza d’havere corso a più di dodeci assalti, e principalmente ad un Castello vicino ad Amersfort dove entrai il primo; a Neubrandenburg, dove Capitano del Reggimento del Vecchio Wangher presentai le Chiavi al Generale Tellii; a Kalba, dove li presentai le bandiere; a Kaiserbiter Tenente Colonello del Sig. D. Annibale Gonzaga, dove pur fui il primo ad entrare per la breccia.
Nell’Esercito comandato dal Sig. Conte d’Hadzfelt nell’ultimo assedio di Magdeburg (4) disfeci tre Reggimenti Svedesi alloggiati a Tangermand colla vanguardia, ch’io conduceva, mentre che detto Sig. Maresciallo seguiva a due leghe di là colla Cavalleria. Dopo durante l’assedio, guardai tutta la parte del paese in quei contorni di qua dall’Albis. Assicurai il nostro Campo, e battei quattro grosse partite differenti del Maresciallo di Campo Svedese Vrangel, e delle Cittadelle all’incontro presidiate dal Nimico. Nella Battaglia di Vitzstok feci la ritirata con quattro Reggimenti due hore dopo che tutta l’Armata Imperiale fu partita dal Campo.
Ultimamente ebbi fortuna di battere in campagna lo Schlangh, e disfarli tutta la gente, poi di espugnare il Castello di Troppa colla gente comandata. Io ho tocco diverse ferite, ho perduto quattro volte tutto ‘l mio Bagaglio, e due volte ho sofferto la prigionia fra’ Svedesi, una alla prima battaglia di Leipzigh, l’altra col Sig. di Hoffkirchen, il quale fu testimonio oculare della mia azione. E per non essere anche nel tempo della captività totalmente inutile al servizio Cesareo osservai curiosamente gli stili di quella guerra, la disciplina di quell’Armata, e m’informai minutamente di tutto quello, che stimai essere di servigio a V. M. siccome dopo la mia liberazione ne diedi scrittura per comandamento del Sig. Duca Piccolomini.
Ho armato tre volte il Reggimento a mie spese, mi son riscattato dalla prima prigionia col mio danaro, e non avendo mai havuto quartiere se non un mese a Freiburg vicino a Franchfurt al Meno, trovo di havere consumate tutte le sostanze della mia Casa, e non ostante questo, mentre che stavo militando in Italia, non solo colla licenza, ma col comando della M. V., senza farmi alcun disconto, senza darmi alcuna soddisfazione, mi fu levato il Reggimento, che per li miei proprj mesi di paga, per li miei proprj cavalli, che diedi per rimontare i Soldati, e per denari contanti prestati mi deve tuttavia tre mila fiorini, e non ne posso avere un soldo. Io non parlo del Co. Gio. Galeotto Montecuccoli mio Padre, che nella sua gioventù servì Capitano tre Campagne nelle Guerre d’Ungheria, né del Co. Ernesto mio Zio, che di tre ferite morì prigioniero de’ Svedesi in Colmar, né del Co. Girolamo suo fratello, che pure è morto qua nel servigio Cesareo, né di un mio Cugino ammazzato; né di mio fratello stroppiato nella battaglia di Vitzstogh, perché non sono cose mie, se bene appartengono a me. Tutte queste cose ho stimato mio debito di rappresentare con ogni humiltà alla M. V. acciocché le sia noto il fervore della divozione, e della fedeltà imbevuta col latte, colla quale ho proccurato sempre di servire nelle Armate Cesaree, e in riguardo di queste si degni clementissimamente di farmi honorare di una attestazione, che specifichi distintamente la fedeltà de la mia servitù, onde almeno possa conoscere il Mondo, che io non ho mancato al mio debito, per quanto si è potuta estendere la debolezza delle mie forze, & acciocché venendo qualchedun altro della mia casa in questo Augustissimo servigio, possa sempre mostrare di non entrarvi nuovo. Io dovunque sia proccurerò sempre di rendermene degno, e di maggiormente habilitarvimi, & a’ piedi della M. V. riverente m’inchino.
Di V. M., Humiliss. Devotiss. Serv. Raimondo Co. Montecuccoli. Al Memoriale si aggiugne un Decreto dell’Imperadore segnato a’ 4 di Febbrajo del 1644 onorevolissimo al Montecuccoli, in cui si ordina, che pe’ servigj da lui prestati alla Corona se gli paghino trentamila fiorini, e gli si promette innoltre il primo Reggimento che venga a vacare.
Note
- 1 V. Quadrio Stor. della Poes. T. I p. 112, T. II p. 321.
- 2 Academiæ Naturæ Curios. Historia p. 347 &c.
- Ib. p. 93.
- 4 Memor. P. III p. 37 &c.