< Bramante poeta
Questo testo è stato riletto e controllato.
XX XXII

XXI.



     Bramante, tu se' mo' troppo scortese
Ch'ognor mi mandi calze a dimandare,
E metti in parte un monte di denare.
4Ti par sì poco se ti fo le spese?

     — Messer, a fede ch'io non ho un tornese
Deh! tomi un soldo e poi fammi impiccare —
— Come, da Corte non ti fai pagare?
8Tu hai pur là cinque ducati il mese.

     — A dirvi il ver le Corti en come i preti
Ch'acqua, e parole, e fumo e frasche danno:
11Chi altro chiede, va contro i divieti.


     — E il tuo Bergonzio e Marchesin che fanno?
Non hai tu il lor favor? — Deh stiansi cheti,
14Tutti siam sordi ove monete vanno.

     Ma ritorniamo al panno:
Se tu rifai de l'acca i miei taloni
17Butterò i borzacchin per li cantoni.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.