< Caccia e Rime (Boccaccio) < Appendice
Questo testo è stato riletto e controllato. |
24. I’ solea spesso ragionar d’amore
◄ | Appendice - 23 | Appendice - 25 | ► |
I’ solea spesso ragionar d’amore
E talora cantar del vago viso,
Del qual fatto s’avea suo paradiso1,
Come di luogo eletto, il mio signore2.
Or è il mio canto rivolto in dolore5
E trasmutato in pianto il dolce riso,
Po’ che per morte da no’ s’è diviso
E terra è divenuto il suo splendore3.
Né sarà mai ch’alla mente mi torni
Quella imagine bella, che conforto10
Porger solea a ciascun mio disire4,
Che io non pianga e maladichi i giorni
Che tanto m’ànno in questa vita scorto,
Ch’io sento del mio ben fatto martire.
- ↑ Cfr. p. 166, n. 6.
- ↑ Amore.
- ↑ Se reggesse il presupposto dell’autenticità, si dovrebbe dedurre da questo son. che la notizia della morte della Fiammetta inspirò immediatamente al Boccacci compianti, dei quali oggi invano si cerca traccia tra le rime certe.
- ↑ Cfr. p. 177, n. 1.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.