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XLV. O iniquo huomo, o servo disleale
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XLV.


O iniquo huomo, o servo disleale,
     Di che ti duol? di che vai lagrimando?
     Di che Amor et me vai biasimando
     Quasi cagion del tuo noioso male?
     Qual arco apers’io mai o quale strale5
     Ti saettai? quai prieghi o dove o quando
     Ti fur facti per me, che, me amando,
     Mi dessi il cor, di cui sì or ti cale?
Pregastù me et sconiurasti Amore
     Ch’io t’avessi per mio: qual dunque inganno,10
     Qual crudeltà t’è facta? del mio honoreFonte/commento: editio maior
     Mi cal più troppo che del tuo affanno. —
     Così Fiammetta par talor nel core
     Mi dica; ond’io mi doglio et òmmi il danno.

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