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XLIV. S’egli advien mai che tanto gli anni miei
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XLIV.


S’egli advien mai che tanto gli anni miei
     Lunghi si faccin, che le chiome d’oro

     Vegga d’argento, ond’io or m’innamoro,
     Et crespo farsi il viso di costei,
     Et cispi1 gli occhi bei, che tanto rei5
     Son per me lasso, et il caro thesoro
     Del sen ritrarsi, e il suo canto sonoro2
     Divenir roco sì com’io vorrei:
Ogni suspiro, ogni dolore et pianto
     Si farà riso, et pur sarò sì prompto,10
     Ch’io dirò: donna, Amor non t’à più cara;
     Più non adesca il tuo soave canto;
     Pallid’ et viza, non sei più in conto:
     Ma pianger poi l’essere stata avara.

  1. «Cisposi.»
  2. Per la menzione del canto della Fiammetta si veda qui, p. 54, n. 2.


Note

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