< Caccia e Rime (Boccaccio) < Rime
Questo testo è stato riletto e controllato. |
XXVIII. Misero me, ch’io non oso mirare
◄ | Rime - XXVII | Rime - XXIX | ► |
XXVIII.
Misero me, ch’io non oso mirare
Gli occhi ne’ quali stava la mia pace;
Però che, come il ghiaccio si disface
Al sol, così mi sento il cor disfare
Per soverchio disio nel riguardare:5
Et, s’altro miro, tanto mi dispiace,
Ch’un giel noioso vienmi, il qual mi face
Di morte spesse volte dubitare.
Tra questi extremi sto, né so che farmi:
O arder tutto lor mirando fiso,10
O di freddo morire altro guardando.
L’un1 mi duol men, ma troppo grave parmi
Da cui salute spero esser ucciso,
Et più duro mi par morir guardando.
- ↑ Uno dei due extremi: quello, cioè, indicato nel v. 10.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.