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XXXIII. Come in sul fonte fu preso Narciso
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XXXIII.
Come in sul fonte fu preso Narciso
Da sé da sé1, così costei specchiando
Sé, sé à presa dolcemente amando.
E tanto vaga se stessa vagheggia,
Che, ingelosita della sua figura,5
À di chiunque la mira paura,
Temendo sé a sé non esser tolta.
Quello ch’ella di me pensi, colui
Sel pensi che in sé conosce altrui2.
A me ne par, per quel ch’appar di fore,10
Qual fu tra Phebo e Daphne, odio et amore.
- ↑ Il raddoppiamento importa rinforzamento del concetto. Frequente nella poesia amorosa provenzale e in quella italiana dei primi secoli è il ricordo, in ufficio di similitudine, della favola di Narciso.
- ↑ Colui che in sé conosce altrui è, naturalmente, Dio.
Note
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