< Canti (Sole)
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A S. Luigi Gonzaga
Le nozze e la tomba L'orfano e il cielo

A S. LUIGI GONZAGA
inno



Chi verserà tai nitidi
     Gigli da l’urne d’oro
     Fra i candelabri e i cerei
     Del tuo fragrante altar,
Che ai gigli eterni arrivino,5
     Onde, calati a coro,
     De la tua culla gli angioli
     L’arco gemmato ornâr?

Esul fidente e memore
     Del tuo paese eterno,10
     Invan per te l’esilio
     Agi e decor mentì:
Invan brillò di fulgidi
     Stemmi il Castel paterno,
     Invan sonò di cantici15
     Del tuo natale il dì!

— Perchè le veglie e i circoli,
     Tenero cor, declini,
     E l’armi e i campi e i nobili
     Studi richiesti a te;20

E ti contendi agli uomini
     Nei pensili giardini,
     O de l’altar domestico
     Movi solingo al piè?

Ne le tue sale ondeggiano25
     Danze, ghirlande e ciarpe:
     Sonano i curvi portici
     Di trombe e di corsier;
Le mense tue scintillano
     Fra molli tibie ed arpe;30
     E tu soletto e pallido
     Te ne terrai stranier? —

Dotta così ne’ plausi,
     Ne le lusinghe industre,
     Lo recingea d’insidie35
     La blandīente età;
Ma ne’ suoi voti immobile
     Il giovinetto illustre,
     Ardea romito e incognito
     D’amore e di pietà.40

E bello al par d’un angiolo,
     E, al par d’un angiol, santo,
     La croce d’un colpevole
     Ei nondimen bramò;
Ed agli assalti intrepido45
     Fin del paterno pianto,
     Fra gli archi d’un cenobio
     Al mondo s’involò.


Chi può ridir quali estasi,
     Quai rapimenti arcani50
     Nel sangue del cilicio
     Quell’alma inebbriâr,
Che nata i falsi a vincere
     Allettamenti umani,
     Non visse che per gemere,55
     E immensamente amar?

Quell’anima, turibolo
     Di paradisio incenso,
     Sempre conversa a l’etere
     Da la mortal prigion,60
Calma sedea sul demone
     Che ne ribella il senso,
     Come pensosa vergine
     Su domito leòn!

È allor che da le candide65
     Spoglie avvenenti emerse,
     Ove fioria ne’ triboli
     Pudica gioventù,
Sovra una nube cerula
     L’ali d’argento aperse,70
     Intemerata e splendida
     Come venia quaggiù.

Qual peregrin, che reduce
     Di perigliosa via
     Mondi riporti i sandali75
     Del fango del cammin,

Tale quell’alma al patrio
     Riso immortal salia,
     China la guancia a l’omero
     D’ardente serafin.80

Volsero età di lagrime
     Da quel previsto istante,
     E la sua casta imagine
     Viva favella ancor;
Ed una cotta nivea,85
     E un giovanil sembiante
     Soavemente parlano
     Degl’innocenti al cor!.

O amabil santo! Il secolo
     Più ne le colpe affonda:90
     La gioventù va naufraga
     Per mar di voluttà,
E stupefatta e macera
     Da quella perfid’onda,
     Non che fallisca a l’opere,95
     Ma nè voler più sa!

O giovinetto! Assiduo
     Il tuo favor sovvegna
     A questi fior che mancano
     Sotto un perverso april!100
Fa che domati i palpiti
     Di voluttade indegna
     La gioventù rifolgori
     Di maestà gentil!


Fa che maggior de’ fremiti105
     De la convulsa creta
     Bella si avanzi e valida
     Verso un destin miglior,
Di qua dal ciel ne l’intima
     Pace che i forti allieta,110
     Di là dal ciel nel gaudio
     De l’infinito Amor! —

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