< Canti (Sole)
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Ad un illustre ecclasiastico nell'offerirgli un esemplare del Cantico dei Cantici recato in versi italiani
A G.S.V. La fanciulla e l'artista

AD UN ILLUSTRE ECCLESIASTICO
nell’offerirgli un esemplare del cantico dei cantici recato in versi italiani



Se fra’ severi studi, e la crescente
     Cura del gregge che difendi e guidi,
     Qualche amena ti vaca ora fuggente,
     De la tua nobil cortesia mi arridi!
     Di quel guardo paterno, onde sovente5
     L’incerta speme degli onesti affidi,
     Questi versi rinfranca, uomo di Dio,
     Ch’io timido e fidente a te gl’invio!

Tu benigno li accogli, e a me perdona
     Se maggior di mie posse opra tentai;10
     Se mal converso in itala canzona
     Il più bel canto d’Israel bramai.
     L’arpa d’Italia (eppur sì dolce suona!)
     Render le sante melodie può mai,
     Che l’arpa eterna di Davidde emise,15
     Quando al più savio de’ potenti arrise?

Scorrea l’aura di Dio per le frementi
     Corde agitate dal real cantore,
     E in tremoli diffusa archi lucenti
     Salìa sull’arpa un’iride d’amore;20

     Poi che in profondi armoniosi accenti
     Parlava ei stesso il Sempiterno Ardore,
     Soave ombrando del più nobil velo
     L’amor che l’alme rimarita al cielo.

E vanamente in peregrine aiuole25
     Veder la rosa di Saronne estimi
     Bella e ingenua così, com’esser suole,
     Fra le carezze de’ suoi molli climi!
     Rendete il cedro d’Oriente al sole,
     Perch’ei la chioma a l’etere sublimi;30
     Rendete il cedro a la natĺa pendice,
     Chè mal su l’Alpi ei metteria radice!

Pur disïai, ne l’universe feste
     Di Lei ch’è detta Immacolata ognora,
     Coll’itale viole insiem conteste35
     Offrir le rose di Saronne ancora.
     Pur disïai da l’intime foreste,
     Che il roseo ciel dell’Oriente irrora,
     Qualche ramo di cedro almen rapito
     Qual simbolo augurale al sacro rito.40

Più cara forse ai firmamenti arriva,
     Resoluta in vapor, l’araba stilla
     Quando d’aurei turiboli deriva,
     Che quando fuma da modesta argilla?
     La luccioletta, che per l’ombra estiva45
     In discorrenti palpiti scintilla,
     È men cara a l’Eterno e men gioconda
     Del sol, che i cieli di sua luce inonda?


Il sospir de la mite aura costante,
     E la tempesta del ponente infido;50
     De la colomba il gemito tremante,
     E de la predatrice aquila il grido;
     Il murmure del rio pe’ campi errante,
     E il tuon del mare che si rompe al lido,
     Egualmente diletti a le supreme55
     Regïoni di Dio s’alzano insieme!

Indi, se poco d’Israello al canto
     Aleggiano dappresso i versi miei,
     Tu, pio ministro de l’Eterno, a tanto,
     Ed io n’ho fede, riguardar non dei!60
     Però che tutto che si volga al santo
     Culto, onde strenuo difensor tu sei,
     Suol caramente favellarti al core,
     Dal rivo al mar, da la foresta al fiore!

Maggio 1856.

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