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AD UNA STELLA
T’amo, o solinga e vereconda stella,
Che da lungi mi guardi in su la sera!
Come limpida sei, come sei bella
Ne la tua spera!
Indarno Urania liberal mi aperse5
De l’etere i velati archi profondi,
Ed al mio sguardo disbendato offerse
Nembi di mondi.
Ancor per me la giovinetta sei
Dai lucenti e pietosi occhi immortali,10
Ch’io già fanciullo amoreggiai dai miei
Poggi natali.
Sovra l’acqua investia l’aura adorata
I salici del mio curvo torrente,
E cantavan le passere a l’amata15
Luce fuggente!
E sonavan le valli, e su la neve
De l’ultimo Appennin, gemma vezzosa,
Riscintillavi tremolando in breve
Campo di rosa. 20
Beato, o stella, il Serafin, che vola
Fra gli aurei raggi del tuo santo Eliso,
E nel tuo foco esulta e si consola
Del tuo sorriso!
Io da la mia lontana ombra mortale25
Invan sospiro ai radianti lidi,
A codeste diffuse onde d’opàle,
Ove sorridi!
Eppur t’amo, o remoto idolo mio,
E il cor mi freme di gentil baldanza30
Ne l’amarti così, senza desio
Senza speranza!
E mai non torna la pupilla intenta
Da cotesto soave occhio d’amore,
Cara luce e fedel, ch’io non mi senta35
Fatto migliore!
Ch’io non riguardi con più lungo affetto
Su la fronte de l’uom, su la natura,
Che non mi corra largamente in petto
Aura più pura!40
E passo, e canto, come tu mi ispiri,
La man sul core, onde riflessa vieni
E l’occhio volto ai tremoli zeffiri
Ove baleni.
E cento vaghe fantasie mi vanno45
Scintillando per l’alma in te rapita;
E men gravoso e lamentabil anno
Parmi la vita!
Ma poco, il sento, fermerò le piante
Di qua dei cieli peregrin romito:50
Fra poco solcherò l’onda sonante
De l’infinito!
Tu su la sera allor, luce beata,
Più dolce un raggio a quella parte invia,
Ove l’arida polve avrò lasciata55
De l’ardua via!
E se velata di furtiva stilla,
Allor che imbruna ogni creata cosa,
Ti cercherà fra l’ombre una pupilla
Di me pietosa;60
Spira la pace in quel deserto core,
Che d’alto amor, come il tuo cielo, amai;
Che amai di puro e verecondo amore,
Come i tuoi rai.