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IL VIGGIANESE
(a marc-monnier)
Non mi chiedete lieti concenti,
Chè mesta è l’alma del Viggianese!
Trovai la morte lungo i torrenti
Del mio paese!
Siccome un nido di rosignuoli
Cui fra le rose presse il villano,
Deserto e muto ne’ suoi querciuoli
Dorme Viggiano!
Fumavan gaie le sue colline
Pel ciel sereno de l’ultim’ora:
Venne, e rovine sopra rovine
Trovò l’aurora!
La rondinella meco è venuta
Per acque ed acque da stranio lido.
Io la mia casa piansi caduta,
Ella il suo nido!
Oh quante volte presso la Plata,
O sotto il vago ciel de la Spagna,
Oh quante volte non l’ho sognata
La mia montagna!
Ed or che vale se folto il grano
Le coste indora del mio paese?
Ed or la vite fiorisce invano
Pel Viggianese!
Verrà l’ottobre; ma non più lieti
Ricanteremo gli usati cori:
Nè fremeranno lungo i vigneti
L’arpe e gli amori!
O rondinella! Ripiglia il volo,
Che il mio cammino ripiglio anch’io:
Splende pietoso per ogni suolo
L’occhio di Dio!
Tu, peregrina, d’un’altra sponda
Le torri e i laghi saluterai,
E il nido a l’orlo d’un’altra gronda
Sospenderai!
Io vagabondo per varie genti,
Le mie piangendo balze Lucane,
Andrò chiedendo co’ miei concenti
Lagrime e pane!
Giugno 1858.