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(Alla memoria di un trovatello)
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L’ORFANO E IL CIELO
alla memoria di un trovatello
Sovra il tuo capo gitteran domani
Qualche pugno di terra, e disparito
Sarai per sempre. Come arida foglia
Che ignara voli del materno ramo
Per occidua convalle innanzi al vento,5
Su la terra passavi, o giovinetto.
Nessun ti piange, oltre colui che t’ebbe
Ne la sua nova età candido e fido
Servo e compagno. Oh, pe’ frequenti sdegni,
Oh pe’ lunghi fastidi, onde sì grave10
Ti corse l’alba de la vita, accetta
Queste lagrime, o caro, e questo addio,
E dal ciel mi riguarda, e mi perdona.
Di questo ciel sereno a l’altra sponda
Bellissimo approdavi, ove non sono15
Cuori dannati ad esular dal crudo
Petto materno; ove il superbo riso
Degl’inclementi non insulta al mesto
Pianto de’ rinnegati orfani. Hai posta
La misera persona, a cui chiudea20
Mercenaria pietà le braccia in croce,
Ed a cui più gentile Espero invia
Il roseo bacio di sua casta luce.
Bello del tuo dolor, de l’abbandono
Che duravi nel mondo, ecco ti aggiri25
Fra gli angioli più vaghi intorno a Dio,
E sfolgori d’amore. Oh, non invano
Miran gli sconsolati orfani al cielo!