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L’orfano e il cielo.
(Alla memoria di un trovatello)
A S. Luigi Gonzaga Un'ora

L’ORFANO E IL CIELO
alla memoria di un trovatello




Sovra il tuo capo gitteran domani
     Qualche pugno di terra, e disparito
     Sarai per sempre. Come arida foglia
     Che ignara voli del materno ramo
     Per occidua convalle innanzi al vento,5
     Su la terra passavi, o giovinetto.

Nessun ti piange, oltre colui che t’ebbe
     Ne la sua nova età candido e fido
     Servo e compagno. Oh, pe’ frequenti sdegni,
     Oh pe’ lunghi fastidi, onde sì grave10
     Ti corse l’alba de la vita, accetta
     Queste lagrime, o caro, e questo addio,
     E dal ciel mi riguarda, e mi perdona.

Di questo ciel sereno a l’altra sponda
     Bellissimo approdavi, ove non sono15
     Cuori dannati ad esular dal crudo
     Petto materno; ove il superbo riso
     Degl’inclementi non insulta al mesto
     Pianto de’ rinnegati orfani. Hai posta

     La misera persona, a cui chiudea20
     Mercenaria pietà le braccia in croce,
     Ed a cui più gentile Espero invia
     Il roseo bacio di sua casta luce.

Bello del tuo dolor, de l’abbandono
     Che duravi nel mondo, ecco ti aggiri25
     Fra gli angioli più vaghi intorno a Dio,
     E sfolgori d’amore. Oh, non invano
     Miran gli sconsolati orfani al cielo!

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