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La vita
Al rosignuolo Le nozze e la tomba

LA VITA




ad un bambino

Cresci, e vago ti arrida
     Il fior de la salute, o bambinello,
     E di fraterna guida
     Ti sia cortese ognor l’angiol più bello.

Ne’ secoli venturi5
     Un nome forse glorioso avrai:
     Forse infecondi oscuri
     Sulla polve del mondo anni vivrai.

In qual vicenda o stato
     Fornir tu deggia, o peregrin, la vita,10
     La fornirai beato,
     Se fede avrai ne la credenza avita.

Non è misera valle
     La terra a lui ch’oltre la tomba ha fede,
     Nè per incerto calle15
     Fremendo ei move, e disperando, il piede;


Ma fra’ tumulti umani
     Confidente e sereno i passi avanza,
     Fiso in mondi lontani
     Radianti pel buio a la speranza.20

E d’operoso amore
     Ai suoi comperegrini anche sovviene,
     E forte vïatore
     Manco per gioia o per dolor non viene.

Chè le gioie mortali25
     Con cuor misura, che a l’eterne asseta;
     Chè de la vita i mali
     Obblia pensando a la promessa meta.

E sè medesmo a prova
     Urge per l’ombra a la beata riva,30
     Com’esule che mova
     Innanzi l’alba a la città nativa.

Io ti precorro; e quando
     Codeste luci che soave appanni
     Gireran scintillando35
     Pei rosei campi dell’april degli anni,

Io, peregrin canuto,
     Sui gioghi de la vita ultimi assiso,
     Andrò pensoso e muto
     L’alba aspettando de l’eterno riso;40


O avrò deposti omai
     Sul limitar del ciel socco e conchiglia,
     E negli eterni rai
     Rimpatrïato acqueterò le ciglia.

Non ti sia grave allora45
     Meditar questi versi in parte alcuna,
     Onde a la prim’aurora
     Del tuo vïaggio io t’infiorai la cuna.

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