Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | A Psiche | Al sepolcro di un amico | ► |
LE DUE MADRI
idillio
Per le cime de’ sorbi, ove fremea
L’aura odorata, in porpora lucente
Il mite sole autunnal correa.
E il romore salia de la crescente
Sera pe’ campi, e di lontan venìa5
Il rimbombo de’ carri e del torrente.
Chiusa da collinelle era la via,
Se non che a manca infra due verdi olivi
Un lembo di marina onda apparia.
E una giovine madre, a cui gli estivi10
Meriggi bruno avean lasciato il volto,
Scendea pensosa dai dorati clivi.
Fra le sue braccia un bambinel raccolto
Tempestando garria la sorellina,
Che lunge procedea quinci non molto.15
Lenta lenta sen gìa questa biondina
Con un cavretto in braccio, onde il candore
Vinta fors’anche avria la neve alpina.
E il bambinello era, a mirarlo, un fiore,
E la puttina, chi le desse l’ale,20
La rivedrebbe un angiolel d’amore.
Con sulle trecce un fagottin rurale
Soverchiato di pampini e di quanti
Doni ai colli Pomona è liberale,
La giovin donna iva pur sempre innanti25
Diritta sì, che la parea colonna
Con capitello di convolti acanti.
E su le peste de la giovin donna
Una capra seguia, spesso celata,
Come il vento movea, dietro a la gonna;30
E tratto tratto con voce affannata
Al suo lattante rispondea, che pure
Geme a la mamma, e si rivolge, e guata.
Quante carezze industrïose e pure
In quei cinque viventi! Oh quanto affetto35
In quel gruppo di belle creature!
E quante dolci previdenze in petto
De le due madri! una selvaggia, ed una
Di favella dotata e d’intelletto!
Parea come signor d’ogni fortuna40
L’amor materno ragguagliar godesse
De l’ovile gli affetti e de la cuna.
Però che in quanti aspetti ardan riflesse
Le maraviglie de l’amor materno,
Sola una fiamma riscintilla in esse!45
Tu del tuo santo foco, Artista Eterno,
Accendi il cor de l’umile cavretta,
E de la donna che ne tien governo!
E la luce moria di vetta in vetta,
Ed al materno sen la capricciosa50
Creaturina si tenea più stretta,
A cui più viva risalia la rosa
Sul rotondo visin, come più viva
De la sera il feria l’aura odorosa.
E a la sorella, che pur sempre giva,55
Chiedea con cenni leggiadretti e feri
Desse il capretto, e raccorselo ambiva.
«— Stammi, picciol superbo! E come speri
Recartel su le braccia il poverino,
Se ne le mie recarti oggi è mestieri?60
Verrà pure il tuo giorno, e pel cammino
Il tuo fardello fra le braccia avrai!— »
Sì rispondea la madre al fantolino.
Ed a la bimba «— Or quando il renderai
A l’amorosa che gemendo il chiede65
Codesto bianco, onde affannando vai?
Guarda, carina, e non ti manchi il piede,
Nè riversa trabocchi in su la strada,
Chè ti pareggia il peso, anzi ti eccede!— »
Ma pur segue la vispa, e non le bada,70
E come altera del fraterno pianto,
Studia il passo infantil per la contrada.
E «-Mamma, il posso!-» va dicendo, e intanto
Del cavretto reclina in su la neve
La boccuccia di perle e d’amaranto.75
«— 0 mamma, il posso il poveretto! E leve,
Guarda, m’è sì, che il recherei com’ora
Fin oltre il gelso de la nostra pieve!
E m’ama tanto il meschinello, e ognora
A la mia fetta bruca, e le manine80
Mi lecca, e i baci mi ricambia ancora!
M’hanno invidia i fanciulli e le piccine
Quando al roseo chiaror del dì novello
Teco innanzi mel guido a le colline!
E ch’io dunque mel rechi il meschinello,85
E la non son poi bimba, e già sèm presso
Al casolare, e il campanile è quello! — »
Se non che punta ne l’istante istesso
D’una spina, ristette, e mise un grido,
E giù venne il suo bianco; ella con esso!90
Ma la notte copria più sempre il lido,
E le due madri per amor simìle
S’eran raccolte in un diverso nido.
Ruminando in un angol del fenile
L’una mansa nudriva il suo lattante,95
Riconsolandol di tepor gentile:
L’altra, seduta al focolar davante,
Ai suoi nati apprendea quelle parole,
Che su bocca infantil sonan più sante:
E del Dio che creò la luna e il sole,100
La state e il verno, la campagna e il mare
Dicea contenta a la raccolta prole:
E dicea come a Lui salgan più care
Le preghiere de’ bimbi, e come Ei soglia
Di calde lane l’agnellin velare;105
Come sola d’un albero la foglia
Ne la valle non cada o nel vigneto,
Ch’Ei nol sappia da l’alto, e ch’Ei nol voglia;
E come sui fanciulli Egli più lieto
Volga un guardo d’amor, quando son buoni,110
E come ai rusignuoli orni il felceto;
E come a tutti Ei basti, e de’ suoi doni
Empia la terra Ei che di tutti è padre,
E i cavretti sorregge entro i burroni.
Le sue manine allor spante e leggiadre115
Protendendo la bimba «— anche il mio bianco,
Gridò, sorregge anche il mio bianco, o madre?-»
«— Sì, pur che tu nol tocchi, allor ch’è stanco!— »
Costei rispose, e cheta ella rimase:
Ed il fuoco venuto era già manco,120
Ed alta era la luna in su le case.