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Le due madri
A Psiche Al sepolcro di un amico


LE DUE MADRI
idillio



Per le cime de’ sorbi, ove fremea
     L’aura odorata, in porpora lucente
     Il mite sole autunnal correa.

E il romore salia de la crescente
     Sera pe’ campi, e di lontan venìa5
     Il rimbombo de’ carri e del torrente.

Chiusa da collinelle era la via,
     Se non che a manca infra due verdi olivi
     Un lembo di marina onda apparia.

E una giovine madre, a cui gli estivi10
     Meriggi bruno avean lasciato il volto,
     Scendea pensosa dai dorati clivi.

Fra le sue braccia un bambinel raccolto
     Tempestando garria la sorellina,
     Che lunge procedea quinci non molto.15

Lenta lenta sen gìa questa biondina
     Con un cavretto in braccio, onde il candore
     Vinta fors’anche avria la neve alpina.


E il bambinello era, a mirarlo, un fiore,
     E la puttina, chi le desse l’ale,20
     La rivedrebbe un angiolel d’amore.

Con sulle trecce un fagottin rurale
     Soverchiato di pampini e di quanti
     Doni ai colli Pomona è liberale,

La giovin donna iva pur sempre innanti25
     Diritta sì, che la parea colonna
     Con capitello di convolti acanti.

E su le peste de la giovin donna
     Una capra seguia, spesso celata,
     Come il vento movea, dietro a la gonna;30

E tratto tratto con voce affannata
     Al suo lattante rispondea, che pure
     Geme a la mamma, e si rivolge, e guata.

Quante carezze industrïose e pure
     In quei cinque viventi! Oh quanto affetto35
     In quel gruppo di belle creature!

E quante dolci previdenze in petto
     De le due madri! una selvaggia, ed una
     Di favella dotata e d’intelletto!

Parea come signor d’ogni fortuna40
     L’amor materno ragguagliar godesse
     De l’ovile gli affetti e de la cuna.


Però che in quanti aspetti ardan riflesse
     Le maraviglie de l’amor materno,
     Sola una fiamma riscintilla in esse!45

Tu del tuo santo foco, Artista Eterno,
     Accendi il cor de l’umile cavretta,
     E de la donna che ne tien governo!

E la luce moria di vetta in vetta,
     Ed al materno sen la capricciosa50
     Creaturina si tenea più stretta,

A cui più viva risalia la rosa
     Sul rotondo visin, come più viva
     De la sera il feria l’aura odorosa.

E a la sorella, che pur sempre giva,55
     Chiedea con cenni leggiadretti e feri
     Desse il capretto, e raccorselo ambiva.

«— Stammi, picciol superbo! E come speri
     Recartel su le braccia il poverino,
     Se ne le mie recarti oggi è mestieri?60

Verrà pure il tuo giorno, e pel cammino
     Il tuo fardello fra le braccia avrai!— »
     Sì rispondea la madre al fantolino.

Ed a la bimba «— Or quando il renderai
     A l’amorosa che gemendo il chiede65
     Codesto bianco, onde affannando vai?


Guarda, carina, e non ti manchi il piede,
     Nè riversa trabocchi in su la strada,
     Chè ti pareggia il peso, anzi ti eccede!— »

Ma pur segue la vispa, e non le bada,70
     E come altera del fraterno pianto,
     Studia il passo infantil per la contrada.

E «-Mamma, il posso!-» va dicendo, e intanto
     Del cavretto reclina in su la neve
     La boccuccia di perle e d’amaranto.75

«— 0 mamma, il posso il poveretto! E leve,
     Guarda, m’è sì, che il recherei com’ora
     Fin oltre il gelso de la nostra pieve!

E m’ama tanto il meschinello, e ognora
     A la mia fetta bruca, e le manine80
     Mi lecca, e i baci mi ricambia ancora!

M’hanno invidia i fanciulli e le piccine
     Quando al roseo chiaror del dì novello
     Teco innanzi mel guido a le colline!

E ch’io dunque mel rechi il meschinello,85
     E la non son poi bimba, e già sèm presso
     Al casolare, e il campanile è quello! — »

Se non che punta ne l’istante istesso
     D’una spina, ristette, e mise un grido,
     E giù venne il suo bianco; ella con esso!90


Ma la notte copria più sempre il lido,
     E le due madri per amor simìle
     S’eran raccolte in un diverso nido.

Ruminando in un angol del fenile
     L’una mansa nudriva il suo lattante,95
     Riconsolandol di tepor gentile:

L’altra, seduta al focolar davante,
     Ai suoi nati apprendea quelle parole,
     Che su bocca infantil sonan più sante:

E del Dio che creò la luna e il sole,100
     La state e il verno, la campagna e il mare
     Dicea contenta a la raccolta prole:

E dicea come a Lui salgan più care
     Le preghiere de’ bimbi, e come Ei soglia
     Di calde lane l’agnellin velare;105

Come sola d’un albero la foglia
     Ne la valle non cada o nel vigneto,
     Ch’Ei nol sappia da l’alto, e ch’Ei nol voglia;

E come sui fanciulli Egli più lieto
     Volga un guardo d’amor, quando son buoni,110
     E come ai rusignuoli orni il felceto;

E come a tutti Ei basti, e de’ suoi doni
     Empia la terra Ei che di tutti è padre,
     E i cavretti sorregge entro i burroni.


Le sue manine allor spante e leggiadre115
     Protendendo la bimba «— anche il mio bianco,
     Gridò, sorregge anche il mio bianco, o madre?-»

«— Sì, pur che tu nol tocchi, allor ch’è stanco!— »
     Costei rispose, e cheta ella rimase:
     Ed il fuoco venuto era già manco,120

Ed alta era la luna in su le case.

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