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Canzone terza
Canzone seconda

CANZONE TERZA


Dalla porta d’Oriente
     Rilucente
     Spunta fuor l’astro del dì;
     Apparir del Gange ai lidi
     Più non vidi
     Rilucente il Sol così.

Là sul campo de’ guerrieri
     I primieri
     Raggi suoi versando va,
     Da cui tocco il campo brilla,
     E sfavilla
     Di terribil maestà.

Dei cimier le piume urtando
     Susurrando
     Gode l’aura di scherzar;
     Par veder d’altero bosco
     Verde-fosco
     Le gran chiome a tremolar.

Degl’ignivomi metalli,
     Dei timballi
     S’ode intorno orrendo tuon;
     Sbuffa, spuma, il suol calpesta,
     L’ire desta
     Il destrier di pugna al suon.

Ve’ che scorre il vasto campo
     Come lampo
     De’ possenti il Vincitor;
     Del suo popolo diletto
     Desta in petto
     Le scintille del valor.

Ah! stringete il brando ignudo,
     Qual fia scudo,
     Giovinetti, al vostro ardir.
     L’inimico in faccia a voi,
     Vaghi eroi,
     Sbaragliato ha da fuggir.

Ma più cupo il bronzo or mugge,
     Arde e rugge
     La tempesta dell’acciar.
     Dei falcon’ lo stormo errante
     Anelante
     Sta la strage ad aspettar.

Alme forti, ah! sì pugnate,
     Ma versate
     De’ superbi il sangue sol,
     Dell’imbelle all’orbo padre
     E alla madre
     Risparmiate il fiero duol.


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