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L'incoronazzione de Bbonaparte La matta che nun è mmatta
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

CATTIVE MASSIME

     Sò1 mmassime cattive. Nun me piasce
A mmé de véde2 disprezzà la ggente.
S’ha da trattà cco ttutti ggentirmente
Chi li su’ ggiorni li vò vive in pasce.3

     Fijja, a sto monno un omo ch’è ccapasce
De fà un sgarbo a un antr’omo, è un inzolente,
È un screanzato, nun merita ggnente,
È un omo da sfuggì ccome la bbrasce.4

     Perchè cquello va in chiesa la matina
Rubbanno quarche orloggio o ffazzoletto
C’entra de stajje5 a ffà ttanta marina?6

     Bbisoggna compatillo, poveretto.
Cosa disce er proverbio, sora Nina?7
“Ama l’amico tuo cór zu’ difetto.„

24 ottobre 1835

  1. Sono.
  2. Di vedere.
  3. Li vuol vivere in pace.
  4. La brace.
  5. Di stargli.
  6. Gridargli tanto addosso.
  7. Signora Caterina.

Note

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