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Quei tuoi vaghi colori Niso, a cui già la greggia
Questo testo fa parte della raccolta Poesie di Marcello Macedonio

V

DISFIDA DELLE ACQUE E DELLE AURE

acque   Cedete, aure volanti,

cedete a l’acque belle,
che vi son pur sorelle,
gli alteri vostri vanti.
aure   V’adornan molti fregi,
acque, ma quando ardite
entrar con l’aure in lite,
pèrdono i vostri pregi.
acque   Noi siam tesor del prato,
argento fuggitivo,
zaffiro molle e vivo,
diamante distillato.
  In petto a le montagne
filze di perle fine
e serpi cristalline
sembriam per le campagne.
aure   E noi, spirti vitali,
che scorriam gli elementi,
quasi angeliche menti,
con invisibil ali,
  figlie de l’aria pura
e nunzie de l’aurora,
e compagne di Flora
e sospir di natura.
acque   Noi degne che ne rubi
il Sol di man dal mare,
e n’alzi a trionfare
sul carro de le nubi.
aure   Noi possiam da’ suoi raggi
i corpi altrui schermire,
quand’ei piú scalda l’ire
nei lunghi suoi vïaggi.

acque   Noi, sangue dei terreni,

latte che nutre l’elci,
nettare de le selci,
manna degli orti ameni;
  noi, vita d’ogni stelo
e specchio ai boschi folti
e pittrici dei volti
e ritratti del cielo.
aure   Noi, penne degli odori
e linguaggio d’aprile
e musica gentile
a cui ballano i fiori;
  e noi, fiato del mondo,
che spira al spirar nostro:
che piú? flagello vostro,
che vi scote dal fondo.
acque   Ben sète ingiuriose,
aure mormoratrici,
aure vendicatrici;
ben sète ingiuriose.
aure   Deh, garrule, tacete,
voi che giá cominciaste,
voi che ne provocaste,
temerarie ben sète!

aure  Or cessino gli sdegni,
acque né si cerchi vittoria;
ma sia pari la gloria

di sí congiunti regni.

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