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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
Dìteme, è vvero o nnò, ssora Checchina,
Quer c’ho ttranteso pe’ cciarabbottana,3
Che vvolete da mé una canzoncina
Sur gusto d’un zonetto a la romana?
Fijja, e ssippuro4 sto una sittimana
Penzanno inzin’a ssabbito a mmatina,
Che vvolete che ffacci?5 Una funtana
Acqua ve la pò ddà, mma nnò ffarina.
Voi co’ cquer par d’occhietti da Serena,6
Che ssò vvaga7 de pepe, oggni perzona
V’immagginate de mettélla8 in vena.
Ma io, prima che abbi la furtuna
De cantà in povesia, la mi’ canzona
Ha da ssceggne9 dar monno de la luna.
4 ottobre 1835
- ↑ Francesca.
- ↑ Facilmente affezionabile e gentilmente accarezzatrice.
- ↑ Ho trainteso per cerbottana.
- ↑ E seppure.
- ↑ Che faccia.
- ↑ Pronunziato con entrambe le e strette.
- ↑ Sono grani.
- ↑ Di metterla.
- ↑ Scendere.
Note
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