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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
CHI SS'ATTACCA A LA MADONNA,
NUN HA PPAVURA DE LE CORNA.1
Ar punto de morì, cquanno se2 caccia
L’anima, fijji mii, credete a nnonna,
Chi ha la divozzion de la Madonna
Pò rrugà3 ccór demonio a ffaccia a ffaccia.
Abbi puro4 tenuta una vitaccia,
Un zervo de Maria nun ze sprofonna;5
Ché in quer momento llì, povera donna,
Lei pe’ l’amichi sui propio se sbraccia.
Io nun protenno6 ggià, ccrature7 mie,
Che in onor de Maria nostr’avocata
Ce sii nescessità dde fà ppazzie.
Nò, abbasta oggni matina a la svejjata
De rescità ppe’ llei tre vvemmarie,
E onoralla co’ cquarche scappellata.8
21 gennaio 1835
- ↑ Proverbio in bei versi rimati.
- ↑ Si.
- ↑ Può disputare.
- ↑ Abbia pure.
- ↑ Non si sprofonda.
- ↑ Non pretendo.
- ↑ Creature. [Figli.]
- ↑ [Questo sonetto, e il proverbio che gli serve di titolo, ci spiegano come vi possano essere briganti mezzo antropofagi, devotissimi tuttavia della Madonna; e l’uno e l’altro meritano di venir considerati attentamente da coloro che in buona fede sostengono che l’insegnamento della dottrina cattolica, così come viene impartito, sia un freno gagliardo alle passioni brutali delle plebi. “Certamente,„ diceva il D’Azeglio, “il catechismo racchiuderebbe il migliore degli antidoti. Non rubare, non ammazzare, la carità, la mansuetudine, ecc. ecc., sono i suoi elementi. Ma il modo col quale s’insegna, le qualità, gli esempi di chi l’insegna, gli tolgono ogni efficacia. Beppe Mastrilli, il quale, come dice la canzone,
- ............ con una palla di metallo
- Ammazzò quattro sbirri ed un cavallo,
Note
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