< Clizia < Atto quarto
Questo testo è completo. |
Niccolò Machiavelli - Clizia (1525)
Atto quarto
Scena prima
Scena prima
◄ | Atto quarto | Atto quarto - Scena seconda | ► |
Cleandro, Eustachio
- Cleandro
- Come è egli possibile che mia madre sia stata sì poco avveduta, che la si sia rimessa a questo modo alla sorta d’una cosa, che ne vadi in tutto l’onore di casa nostra?
- Eustachio
- Egli è come io t’ho detto.
- Cleandro
- Ben sono sventurato! Ben sono infelice! Vedi s’i’ trovai appunto uno, che mi tenne tanto a bada, che si è, sanza mia saputa, concluso el parentado, e deliberate le nozze ed ogni cosa! E seguirà secondo el desiderio del vecchio! O Fortuna, tu suòi pure, sendo donna, essere amica de’ giovani: a questa volta tu se’ stata amica de’ vecchi! Come non ti vergogni tu, ad avere ordinato che sì dilicato viso sia da sì fetida bocca scombavato, sì dilicate carne da sì tremanti mani, da sì grinze e puzzolente membra tocche? Perché, non Pirro, ma Nicomaco, come io mi stimo, la possederà. Tu non mi possevi fare la maggior ingiuria, avendomi con queste colpo tolto ad un tratto l’amata e la roba, perché Nicomaco, se questo amore dura, è per lasciare delle sue sustanze più a Pirro che a me. E’ mi par mille anni di vedere mia madre, per dolermi e sfogarmi con lei di questo partito.
- Eustachio
- Confòrtati, Cleandro, che mi parve che la ne andassi in casa ghignando, in modo che mi pare essere certo che ’l vecchio non abbia ad avere questa pera monda, come e’ crede. Ma ecco che viene fuora, egli e Pirro, e son tutti allegri.
- Cleandro
- Vanne, Eustachio, in casa: io voglio stare da parte, per intendere qualche loro consiglio, che facessi per me.
- Eustachio
- Io vo.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.