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Niccolò Machiavelli - Clizia (1525)
Atto quarto
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Damone, Nicomaco
- Damone
- (solo) Io vengo a vedere, se questo amante è tornato dal mercato. Ma eccolo davanti all’uscio. (A Nicomaco) Io venivo appunto a te.
- Nicomaco
- Ed io a te, uomo da farne poco conto! Di che t’ho io pregato? Di che t’ho io richiesto? Tu m’hai servito così bene!
- Damone
- Che cosa è?
- Nicomaco
- Tu mandasti mogliata! Tu hai vòta la casa di brigata, che fu un sollazzo! In modo che, alle tua cagione, io son morto e disfatto!
- Damone
- Va’ t’impicca! Non mi dices’tu che mogliata chiamerebbe la mia?
- Nicomaco
- La l’ha chiamata, e non è voluta venire.
- Damone
- Anzi, che gliene offersi! Ella, non volle che la venissi; e così mi fai uccellare, e poi ti duoli di me. Che ’l diavolo ne ’l porti, te e le nozze ed ognuno!
- Nicomaco
- Infine, vuoi tu che la venga?
- Damone
- Sì, voglio, in mal’ora! ed ella, e la fante, e la gatta, e chiunque vi è! Va’, se tu hai a fare altro: io andrò in casa, e, per l’orto, la farò venire or ora.
- Nicomaco
- (solo) Ora, m’è costui amico! Ora, andranno le cose bene! Ohimè! ohimè! che romore è quel che è in casa?
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