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Niccolò Machiavelli - Clizia (1525)
Atto quinto
Scena sesta
Scena sesta
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Nicomaco, Damone, Ramondo, Sofronia
- Nicomaco
- Eccoci! Che buone novelle?
- Damone
- Dico che ’l padre di Clizia, chiamato Ramondo, gentiluomo napolitano, è in Firenze, per ritrovare quella, ed hogli parlato, e già l’ho disposto di darla per moglie a Cleandro, quando tu voglia.
- Nicomaco
- Quando e’ fia cotesto, io sono contentissimo. Ma dove è egli?
- Damone
- Alla Corona, e gli ho detto ch’e’ venga in qua. Eccolo che viene. Egli è quello che ha dirieto quelli servidori. Faccianceli incontro.
- Nicomaco
- Eccoci. Dio vi salvi, uomo da bene!
- Damone
- Ramondo, questo è Nicomaco, e questa è la sua donna, ed hanno con tanto onore allevato la figliuola tua; e questo è il loro figliuolo, e sarà tuo genero, quando ti piaccia.
- Ramondo
- Voi siate tutti e ben trovati! E ringrazio Iddio, che mi ha fatto tanta grazia, che, avanti ch’io muoia, rivegga la figliuola mia, e possa ristorare questi gentiluomini, che l’hanno onorata. Quanto al parentado, a me non può essere più grato, acciò che questa amicizia, fra noi per i meriti vostri cominciata, per il parentado si mantenga.
- Damone
- Andiamo dentro, dove da Ramondo tutto il caso intenderete appunto, e queste felice nozze ordinerete.
- Sofronia
- Andiamo. E voi, spettatori, ve ne potrete andare a casa, perché, sanza uscir più fuora, si ordineranno le nuove nozze, le quali fieno femmine, e non maschie, come quelle di Nicomaco.
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