Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
Che a far cammin n’appella?
3Mira la navicella,
Che par chieda sentiero:
Un aleggiar leggiero
6Di remi, in mare usati
A far spume d’argento,
N’adduce in un momento
9A’ porti desïati.
E se ’l mar non tien fede,
Ma subito s’adira,
12Ed io meco ho la lira
Ch’Euterpe alma mi diede:
Con essa mosse il piede
15Sull’Acheronte oscuro,
Già riverito, Orfeo;
E per entro l’Egeo
18Arïon fu sicuro.
Misero giovinetto!
Per naviganti avari
21Nel più fondo de’ mari
Era a morir costretto:
Ma, qual piglia diletto
24D’affinar suo bel canto
Bel cigno anzi ch’ei mora,
Tal sulla cruda prora
27Volle ei cantare alquanto.
Sulle corde dolenti
Sospirando ei dicea:
30‘ Lasso, ch’io sol temea
E dell’onde e de’ venti!
Ma, che d’amiche genti,
33A cui pur m’era offerto
Compagno a lor conforto,
Esser dovessi morto,
36Già non temea per certo!
Io, nel mio lungo errore,
Altrui non nocqui mai;
39Peregrinando andai,
Sol cantando d’amore;
Al fin, tornommi in core
42Per paesi stranieri
II paterno soggiorno,
E facea nel ritorno
45Mille dolci pensieri.
“Vedrò la patria amata,”
Meco dicea; “correndo
48Fiami incontra, ridendo,
La madre desïata.
Femmina sventurata,
51Cui novella sì dura
Repente s’avvicina!
Ah, che farìa, meschina,
54Se udisse mia sventura?
Foss’ella qui presente,
E suoi caldi sospiri,
57E suoi gravi martiri,
Facesse udir dolente!
Sarìa forse possente
60Quella pena infinita
Ad impetrar pietate;
Onde più lunga etate
63Si darebbe a mia vita.” ’
Qui traboccò doglioso
Dentro del sen marino;
66Ma subito un delfino
A lui corse amoroso.
II destriero squamoso,
69Che avea quel pianto udito,
Lieto il si reca in groppa;
Indi ratto galoppa
72Ver l’arenoso lito.