Questo testo è stato riletto e controllato.

COSE LAURETANE


_________


analisi di una operetta del sig. cavaliere ANGELO MARIA RICCI di rieti, pubblicata non ha molto, senza data di stampa, col titolo seguente


DI UNA ANTICA TAVOLA CREDUTA DI ANDREA D’ASSISI DETTO L’INGEGNO, RAPPRESENTANTE LA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI LORETO; CON OSSERVAZIONI STORICHE ED ARTISTICHE SULLA SACRA EDICOLA, E SULL’EPOCA DEL DI LEI ARRIVO NEL 1294, COME PURE SULLA PRODIGIOSA STATUA DELLA VERGINE SANTISSIMA. — Pagine Sedici in ottavo. —


LO SCRITTORE DI QUESTA ANALISI,

È IL CONTE MONALDO LEOPARDI DI RECANATI








1. Non ho l’onore di conoscere personalmente il Sig. Cavaliere Angelo Maria Ricci, ma la fama che gli corre di pietà, di dottrina, e di squisitissimo gusto, mi ha condotto già da gran tempo ad averlo in altissima stima. Quanto però è maggiore il concetto in cui tengo questo rispettabile Personaggio, tanto di più mi spiace di dovere adoperare la penna per contrariarlo. Ora per altro esporrò le ragioni, che mi costringono a farlo.

2. Nell’anno 1841 pubblicai coi tipi di Lugano, le mie DISCUSSIONI LAURETANE, con le quali provai e dimostrai lucidissimamente, che la traslazione miracolosa della Santa Casa di Nazaret, era seguita prima dell’anno 1294. La rettificazione poi di quell’epoca era, ed è di tanto decisiva importanza, che da essa dipendono la verità e l’onore del Santuario Lauretano. Così è: impegnandosi a sostenere che la traslazione seguisse nell’anno 1294, le difficoltà appariscono insormontabili, e trionfano senza replica le obbiezioni dei critici e degli eretici; riconoscendo però che il prodigioso arrivo era seguito già prima, le obbiezioni si ammutoliscono, e non si lotta più con nessuna contradizione, credendo e sostenendo che la Camera tanto venerata in Loreto, è propriamente e veramente la Santa Casa di Nazaret. 3. Ma è una sorte comune a tutte le verità, che prima di stabilirsi nelle persuasioni degli uomini debbano soggiacere a contrasti, e le mie discussioni le quali proclamarono un vero tanto importante, e tanto fermamente documentato, non andarono esenti da questa condanna. Io lasciai che le voci si ammutolissero da se medesime, e solamente risposi con lo scritto al Sig. Don Antonio Riccardi di Bergamo, dotto e rispettabilissimo Sacerdote, il quale non sò come, o perchè mi venne contro con le bandiere spiegate1. Egli però, lungi dal dichiararsi persuaso delle mie palmari ragioni, ha scritto sul proposito un altro Libro, in cui mi pare che si ripetano gli stessi Sofismi del primo, e che non vengasi a nessuna logica conclusione2. Non ho molta intenzione di replicargli non volendo per quanto è in me, che la polemica religiosa, diventi un inutile cicaleggio. Molti però mi consigliano, e mi spingono a farlo, e non sò ancora cosa in fine risolverò.

4. Intanto le prevenzioni contro il mio scritto incominciavano a dissiparsi, dopo che si era avuta la discrezione di leggerlo; gli uomini di buon senso e di buona fede si persuadevano; e la verità incominciava a trionfare. Ecco però che il Sig. Cavaliere Angelo Maria Ricci, mi assalisce in questo suo nuovo libro, sublima agli alti Cieli la critica del Riccardi, e francamente dichiara che la traslazione della Santa Cappella Lauretana seguì precisamente nell’anno 1294.

5. Poco mi costarebbe il tacere, perchè amo più il riposo, che le battaglie, e perchè mi è assai grave di assumere contesa con una buona, ed illustre persona, cui tributo sincera, e riverentissima stima. Ma avendo promulgato una verità, che si connette con l’onore del Cristianesimo e della Chiesa, non mi è più permesso di abbandonarla senza difesa. Conciosiachè se l’epoca del 1294, che ho vittoriosamente stritolata e sbandita, tornasse a campeggiare negli scritti degli uomini accreditati e sapienti, il popolo Cristiano non saprebbe ove volgere le sue credenze; la verità del prodigio rimarrebbe annuvolala dalle dubbiezze, e risorgerebbero più orgogliose di prima le contradizioni dei critici, e degli eretici. Dall’altra parte se mi risolverò di aggiungere a quanto ho scritto nelle mie Discussioni, e nella Lettera al Proposto Riccardi, ci vorrà un Libro, in cui si ribattano uno per uno, i paralogismi, le ambagie, e le sofisticherie di quello Scrittore; e alle poche parole lanciate alla sfuggita dal Sig. Cavaliere Ricci, non sarebbe risposta proporzionata un volume.

6. Ho dunque immaginato di analizzare un poco il suo recente opuscolo, facendo risultare qualmente Egli lo scrisse trovandosi sopra pensiero, e proprio in un momento di sonno, ovvero di distrazione. Se riuscirò in questo intento, i leggitori scorgendo con la più chiara evidenza la poca esattezza di quello scritto, non si indurranno facilmente a far conto di quanto dice intorno all’epoca del 1294. Anzi lo stesso illustre Scrittore, considerando le cose con la sua consueta maturità e saviezza, cancellerà quell’opuscolo dal numeroso catalogo delle pregievoli sue produzioni; ed io serbando sempre rispetto e stima per questo degnissimo Cavaliere, avrò fondata lusinga che una verità dimostrata con tanta fermezza di prove, e pubblicata dopo trent’anni di meditazione e di studio, non siasi ottenebrata con due tratti sfuggitivi di penna.

  1. Riccardi Antonio. Storia della Santa Casa di Nazaret, con Critica polemica. Loreto 1841 pagina 70, in ottavo. Lettera del Conte Monaldo Leopardi al Sig. Proposto Antonio Riccardi, in replica alla sua Critica polemica. Lugano 1841, pagine 45 in ottavo.
  2. Riccardi Antonio. Storia Apologetica della Santa Casa di Nazaret a Loreto. -- Bergamo 1842, in ottavo.


Note

    Indice

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.