Questo testo è incompleto.
Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento

II

CANZONE EQUIVOCA

Si lagna che da più d'un anno sia caduto in servitù di lei
e ne loda le bellezze.

Credea essere, lasso!
corno quei che si parte
da ciò che piò gli è danno.
Or son caduto, oi lasso!
5loco non ebbi parte,
trapassai’ è piò d’anno,
com’este ad esser servo
de voi, donna, cui servo
de bon cor, ciò m’è viso.
10Si siete adorna e gente,
faite stordir la gente,
quando vo’ mira ’n viso.
Ed eo, ponendo mente
la vostra fresca céra
15ch’è bianca più che riso,
feristemi a la mente,
und’ardo corno cera:
levastemi lo riso.
Le man vostre e la gola
20cogli occhi mi dan gola,
tanto a veder, s’io miro,
mostran che l’autre membra
vaglian piò, ciò mi membra;
pur de tanto mi smiro.
25Volea veder non pare
nessuna donna roma
quanto voi bella sia;
non trovai vostra pare.

cercat’ho infin a Roma;
30grazia e mercé vo’ sia.
Le vostre beltà sole,
che lucen piò che sole,
m’hano d’amore punto,
ch’eo n’era sordo e muto;
35or me ne vesto e muto
e cantone ogni punto.
Lo meo cor non fa fallo,
se da me si diparte
e saghe in voi al pè:
40mai mio conforta fallo,
no’ ’n loco né ’n parte,
e piò ch’arcione in Alpe
m’ha ’l pie legato e serra,
e poi mi stringe e serra
45e non vói ch’eo sormonte
lo vostro amor, ch’è colpa
a meve sanza colpa,
fam’esser pian di monte.
Lo vostro amor mi cura,
50di vano amor m’ha mondo,
e son piò fermo e saggio
poi che ’n voi misi cura,
sovrana d’esto mondo,
che d’amor siete saggio,
55s’al vostro amor m’aresto.
A assai piò sottil resto
si lega saggio e matto.
Di bella donna gallo,
ch’amo, ben dico Gallo,
60ch’a ciascun ne do matto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.