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Questo testo fa parte della raccolta Giovanni Canale
V
I RAZZI
Da ricinte prigion di carta avvolta
sprigionata da ardor polve nitrosa,
spinta nell’aria ed in faville sciolta,
sibila irata e strepita orgogliosa.
Di stellucce fugaci appar pomposa
col ciel stellante a garreggiar rivolta;
reca alla notte oscura, all’ombra ascosa
de’ suoi fatui splendor famiglia stolta.
D’ardori nell’efimere procelle
resta assorta la vista, e mille e mille
luci ch’ammira a lei sembrano stelle.
Questi focosi rai, queste faville
son nulla a par di quelle eterne, e quelle
del divino splendor sono scintille.
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