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Questo testo fa parte della raccolta Scipione Errico
III
LA BALBUZIENTE
Del tuo mozzo parlare ai mozzi detti
mozzar mi sento, alta fanciulla, il core.
Lasso, con qual dolcezza e qual valore
quella annodata lingua annoda i petti!
Tu tronco, io tronco il suon mando pur fuore,
ma fan varie cagioni eguali effetti,
ché gli accenti a formar tronchi e imperfetti
te insegnò la natura e me l’amore.
Or la beltá de la leggiadra imago,
oimè, qual fia, se delle tue parole
il difetto gentil pur è sí vago?
Eco sei di bellezza? o la favella
tra’ labri appunta e abbandonar non vuole
di coralli d’Amor porta sí bella?
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