< Della Nuova Istoria
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Zosimo - Della Nuova Istoria (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Rossi (1850)
Supplemento
Libro VI

SUPPLIMENTO

DELLA NON COMPIUTA NARRAZIONE


DI ZOSIMO




FOZIO nella sua Biblioteca attesta che le istorie di Zosimo terminano colla conquista di Roma fatta da Alarico. Il perchè, risultando l’opera in questa parte manchevole, nè altronde rinvenendosi la serie e l’ordine de’ fatti riguardanti la prigionia de’ Romani, aggiungonsi le seguenti notizie tratte da Batista Egnazio.



Eran due anni che Alarico assediava Roma, ed Onorio, neghittoso in Ravenna, o potuto o ardito non avea soccorrerla, essendo l’ultimo de’ suoi pensieri la salvezza di quella città. Morto Stelicone, egli affatto trascurò il dare un comandante all’esercito, ingiugnendogli di guerreggiare i Gotti. Laonde venne ad Alarico in mente di circondarne le mura osservando le Romane truppe o fuggenti o con pigrizia accingersi alla difesa, ma indarno accintosi all’opera, non potendo colla forza espugnarle, volgesi ad uno stratagemma. Finge di ripatriare, e scelti trencento giovani di sorprendente corpo e valore mandali in dono ai più cospicui cittadini, se non che ammonito avea precedentemente questi suoi comilitoni di rendersi accetti colla pratica d’ogni urbanità ai nuovi padroni, onde riuscire in determinato giorno verso il meriggio, quando i Romani abbandonati fossersi al sonno o alla quiete, a correre alla porta Asinaria, ed uccisine con repentino assalto i custodi, a spalancarla perchè egli, pronto al di fuori, potesse valicarne la soglia; i Gotti frattanto col mentire il bisogno or d’una, or d’altra cosa prolungato avendo il ritorno in patria. Que’ trecento giovani, dunque, valendosi ottimamente d’una opportuna congiuntura, nello stabilito giorno disserrano la porta, ed entrati i barbari nella città mettonla da per tutto a sacco. Taluni opinano apertosi l’adito al nemico mediante l’opera di Proba, matrona illustre, doviziosissima e compassionevole di quella popolazione da fame e morbi a foggia di bruti cadente, Hannovi due fatti non immeritevoli di ricordanza, ed il primo è un decreto di Alarico proibente il molestare in conto alcuno i rifuggitisi ne’ templi de’ Numi e soprattutto in quelli di Pietro e di Paolo, come fu religiosamente osservato. L’altro si riferisce ad Onorio in Ravenna; costui all’annunzio della perdita di Roma, estimando trattarsi d’un bellicoso Gallo nomato anch’egli Roma, fece maraviglie assai grandi come fosse il meschino da sì pronta morte colpito, di corto giuocato avendo con sommo diletto seco.


FINE.

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