< Della congiura di Catilina
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Gaio Sallustio Crispo - Della congiura di Catilina (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
XII
XI XIII

Così dunque salite in onor le ricchezze, e procacciando esse gloria potenza ed impero, s’intorpidì la virtù; la povertà fu riputata ignominia; la innocenza, rimprovero. Quindi e lusso e cupidigia e superbia invasero i giovani, che al rapire, allo scialacquare si diedero; al non curare le proprie, all’invidiare le altrui facoltà; sfrenatamente la vergogna la pudicizia le umane e divine leggi sprezzando. Erano a vedersi i palagj e le ville dai privati innalzate a guisa di città, a paragon de’ Tempj dai nostri religiosissimi avi eretti agli Dei. Decoravano quegli antichi i lor santuarj colla pietà, colla gloria le case: nè altro ai vinti toglievano che il poter loro nuocere. I moderni, all’incontro, inettissimi uomini, scelleratamente agli alleati rapiscono le cose stesse dai fortissimi loro maggiori ai nemici lasciate: quasi che l’oltraggiar fosse reggere.

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