< Della congiura di Catilina
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Gaio Sallustio Crispo - Della congiura di Catilina (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
XIII
XII XIV

A che rammenterei ora io gli eccessi, da chi veduti non gli ha, non credibili? da molti privati disfatte le montagne e appianate; edificati i mari; delle ricchezze in somma vergognosamente abusato da chi onestamente usarle potea. Gli stupri, i luoghi da ciò, ed ogni altra effeminata dissolutezza, appassionatamente cercavansi: donnescamente prostituivansi gli uomini: sfacciatamente impudiche le donne: nell’imbandir laute mense, il mare depredato e la terra: nè sonno, nè fame, nè sete, nè freddo giammai, nè stanchezza, aspettarsi: preoccupati i bisogni tutti dal lusso. Sì fatti vizj impoverivan la gioventù, e la spingevano quindi ai delitti. Male avvezzi quegli animi guasti, non poteano i lor desiderj frenare oramai: onde vieppiù smoderatamente si davano ad ogni guadagno e allo spendere.

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