< Della congiura di Catilina
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Gaio Sallustio Crispo - Della congiura di Catilina (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
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Di simili fautori munito, Catilina ardiva pur chiedere il prossimo Consolato; sperando, se eletto veniva, di governar egli Antonio a sua posta. Quindi, irrequieto pur sempre, incessanti insidie a Cicerone tendeva: cui non mancavano però stratagemmi ed astuzie a schermirsi. Già nell’entrare egli Console, con promesse guadagnata Fulvia si avea, la quale per mezzo del poc’anzi mentovato Curio, svelavagli di Catilina ogni passo: e al collega Antonio accordando egli la scelta della provincia, alquanto più favorevole alla Repubblica fatto lo aveva. Cicerone inoltre molti amici e clienti in propria difesa occultamente dintorno teneasi. Vennero i Comizj, e non riuscirono a Catilina nè la domanda, nè le insidie nel Campo Marzio tese ai Consoli. Perciò, tornatigli a danno e a vergogna gli occulti mezzi, per tentare gli estremi partiti alla guerra appigliossi.

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