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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1830
DEVOZZIONE.
Chi ttiè1 attaccato ar collo l’abbitino,2
Nun poterà mmorì dde mala-morte.
Pòi,3 pe’ mmodo de dì,4 ffà l’assassino
4E rrìdete5 der boia e dde la corte.6
Si ppoi sce cusci7 er zonetto latino
Che l’ha ttrovato in Palestrina8 a ssorte
Drento ar Zanto Seporcro un pellegrino,9
8Fa’ ppuro10 a Bberzebbù lle fuse-torte.11
Ciài12 la medajja tu dde san Venanzo,
Bbona pe’ le cascate? ebbè, ppeccristo,
Prima che lassà a llei,13 lassa da pranzo.14
12 Ma ssai quanti miracoli sciò15 vvisto?
Te pò ddelibberà16 sibbè17 pe’ llanzo18
T’annassi19 a bbuttà ggiù dda Pontesisto.20
14 settembre 1830.
- ↑ Tiene.
- ↑ Scapolare del Carmine.
- ↑ Puoi.
- ↑ Di dire.
- ↑ Riderti.
- ↑ [Dalla corte de’ birri s’intende. — Su questo funesto pregiudizio si veda anche il sonetto: Chi ss’attacca ecc., 21 genn. 35.]
- ↑ Se poi ci cuci.
- ↑ Palestina.
- ↑ Gira certa orazione latina che si ha per pia credenza per trovata nel Santo Sepolcro.
- ↑ Pure.
- ↑ Corna.
- ↑ Ci hai: hai.
- ↑ Lasciar lei.
- ↑ Lascia il pranzo.
- ↑ Ci ho, ne ho.
- ↑ Ti può liberare.
- ↑ [Sebbene], benchè.
- ↑ Per dimostrazione di scherzo, per commedia.
- ↑ Ti andassi.
- ↑ [Uno de’ ponti sul Tevere, dentro Roma, fatto rifabbricare da Sisto IV.]
Note
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