< Dialoghi dei morti
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Luciano di Samosata - Dialoghi dei morti (Antichità)
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
19. Eaco, Protesilao, Menelao e Paride
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19.

Ecco, Protesilao, Menelao e Paride.


Eaco. Perchè ti scagli addosso ad Elena e vuoi soffocarla, o Protesilao?

Protesilao. Perchè per costei, o Eaco, io morii, lasciando la casa fatta a mezzo, e vedova la mia novella sposa.

Eaco. Incolpane Menelao, il quale per cotal donna vi menò a Troia.

Protesilao. Ben dici: deve pagarmela egli.

Menelao. Non io, ma più giustamente Paride; il quale ospitato da me, contro ogni diritto rapì mia moglie, e fuggissene. Egli meriteria d’essere strangolato non solo da te, ma da tutti i Greci ed i Barbari, essendo stato egli la cagione della morte di tanta gente.

Protesilao. Sì, è meglio così. Tu dunque, o malvagio Paride, non mi fuggirai dalle mani.

Paride. Tu se’ ingiusto, o Protesilao, e volerla contro uno che fa l’arte tua, chè i’ sono innamorato come te, e sono soggetto allo stesso Dio. Tu sai che amore è cosa senza volere: un Dio ci mena dove egli vuole, ed è impossibile contrastargli.

Protesilao. Dici bene. Oh! se fosse qui Amore per pigliarmela con lui.

Eaco. Ti risponderò io per Amore una cosa giusta. Egli dirà, che dell’amor di Paride forse fu egli cagione, ma della morte tua n’avesti colpa tu stesso, o Protesilao, il quale dimenticando la tua novella sposa, quando arrivaste alla Troade, ti gettasti nel primo sbaraglio per vaghezza di acquistar gloria, e però moristi il primo nello sbarcare.

Protesilao. E ti risponderò io per me una cosa anche più giusta, o Eaco. Di questo non ho colpa io, ma il fato, che da prima aveva così stabilito.

Eaco. Or bene: e perchè te la pigli con costoro?


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