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Luciano di Samosata - Dialoghi marini (Antichità)
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
10. Iride e Nettuno
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10.

Iride e Nettuno.


Iride. O Nettuno, quell’isola vagante, che fu svelta dalla Sicilia e che ancor va nuotando sott’acqua, quella, Giove dice, fermala, discoprila, e fa che sorga chiara in mezzo all’Egeo, e rimanga ben salda, perchè egli ne ha bisogno.

Nettuno. Sarà fatta ogni cosa, o Iride: Ma che bisogno ha egli di farla apparire e fermare?

Iride. Sovr’essa deve sgravar Latona, che ha già i dolori del parto.

Nettuno. E che? in cielo non c’è luogo da partorirvi? E se non c’è, la terra, che è sì grande, non potrebbe accoglierne il parto?

Iride. No, o Nettuno. Giunone fe’ giurare alla Terra un gran giuramento di non dar ricetto a Latona quando fosse sul parto. Quest’isola non è compresa nel giuramento, perchè allora non appariva.

Nettuno. Intendo. Fèrmati, o isola, e sorgi dal profondo mare, e non affondare più; ma rimanti salda, ed accogli, o isola fortunata, i figliuoli dei fratel mio bellissimi tra gli Dei: E voi, o Tritoni, trasportate Latona su di essa, e sia calma per tutto. E quel dragone, che ora furioso la persegue e la impaurisce, come prima nasceranno i fanciulli lo uccideranno, e vendicheranno la madre. Tu riferisci a Giove che tutto è pronto. Delo è fermata:1 venga Latona, e vi partorisca.


  1. Delo, in greco Δῆλος, è altresì un aggettivo che significa manifesto.

Note

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