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Luciano di Samosata - Dialoghi marini (Antichità)
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
6. Tritone, Nettuno, Amimone
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6.

Tritone, Nettuno, Amimone.


Tritone. A Lerna, o Nettuno, viene ogni dì per attignere acqua una vergine, ch’è una bella cosa. Io non ricordo d’aver veduto fanciulla di più ghiotta bellezza.

Nettuno. È libera ella, o Tritone, o è un’ancella che porta acqua?

Tritone. No: ella è figliuola di Danao, una delle cinquanta, e chiamasi Amimone: i’ mi sono informato del suo nome e della casa. Questo Danao educa duramente le figliuole, vuole che facciano ogni cosa da sè, le manda per acqua, e le avvezza a far volentieri tutte le altre faccende.

Nettuno. E viene sola per sì lunga via da Argo a Lerna?

Tritone. Sola: sai che in Argo non v’è acqua, e bisogna sempre portarvela.

Nettuno. O Tritone, a parlarmi di questa fanciulla me ne hai fatto venire una gran voglia. Andiamo da lei.

Tritone. Andiamovi, già è l’ora d’attignere: ella sarà quasi a mezza via per Lerna.

Nettuno. Dunque aggiogami il cocchio: ma non perdiam tempo a porre il giogo ai cavalli, e preparare il cocchio: conducimi uno de’ più veloci delfini: cavalcherò sovr’esso subito.

Tritone. Eccoti un delfino velocissimo.

Nettuno. Bene: andiamo: tu tiemmiti presso, o Tritone. Quando saremo in Lerna, io m’appiatterò in qualche luogo, tu farai la vedetta. Come sentirai che la s’avvicina....

Tritone. Eccotela vicino.

Nettuno. Bella, o Tritone, e fresca vergine. Oh, dobbiam rapirla.

Amimone. O rapitore, dove mi meni? Tu sei un rubator di fanciulle: certo t’ha mandato lo zio dall’Egitto. Oh, io chiamerò il babbo.

Tritone. Taci, o Amimone: egli è Nettuno.

Amimone. Che Nettuno dici? E tu, o uomo, perchè mi fai forza, e mi trascini al mare? Io affogherò, misera me, io affondo.

Nettuno. Non temere, non avrai male. Io farò qui spicciare una fontana, che avrà il tuo nome, percotendo col tridente questa pietra vicina al lavatoio: tu sarai beata, e sola fra le tue sorelle non porterai acqua quando sarai morta.


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