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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Benedetto Menzini
III
Dianzi io piantai un ramuscel d’Alloro,
E insiemeio porsi al Ciel preghiera umìle,
Che sì crescesse l’arbore gentile,
Che poi fosse ai Cantor fregio e decoro,
5E Zeffiro pregai, che l’ali d’oro
Stendesse su i bei rami a mezzo Aprile;
E che Borea crudel stretto in servile
Catena, imperio non avesse in loro.
Io so, che questa pianta a Febo amica
10Tardi, ah ben tardi, ella s’innalza al segno
D’ogni altra, che qui stassi in piaggia aprica.
Ma il suo lungo tardar non prendo a sdegno,
Però che tardi ancora, e a gran fatica
Sorge tra noi chi di corona è degno.
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