Questo testo è stato riletto e controllato.
Questo testo fa parte della raccolta Poesie inedite (Pellico)


DIO AMORE.





Domine, qui amas animas.

(Sap. 11, 27.)



Amo, e sovra il cor mio palpitò il core
  Del mio Diletto, ed era — ah! la tremante
  3Lingua osa dirlo appena — era il Signore!

Il Signor che di gloria sfavillante
  Regna ne’ cieli, e sua delizia è pure
  6Il picciol uomo in questa valle errante!

Ed attonite il mirano le pure
  Intelligenze scendere ammantato
  9A questo erede di colpe e sciagure,

Ed il povero verme lacerato
     Sanar colle sue mani, e a tutti i mondi
     12Ridir sua gioia, se da tale è amato.

Io lo vidi per baratri profondi
     Movermi incontro, e gridar dolcemente:
     15»Perchè cotanto al mio desìo t’ascondi?»

E più e più appressavasi, e ridente
     Più e più del suo viso era il fulgore,
     18E n’arsi ed arderonne eternamente.

Amo, e sovra il cor mio palpitò il core
     Del mio Diletto, ed era — ah sì! il proclamo
     21All’universo in faccia — era il Signore!

Io lo vidi, il conobbi, ei m’ama, io l’amo!


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.