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XX.
AD UNA RONDINE
(frammento).
Buon dì, madonna rondine! la prima
Siete, che vienmi quest’anno a trovare.
Si è dunque giunti a maggio,
Che vi affrettate i nidi a riattare?
E avete fatto un felice viaggio?
D’onde veniste? forse dall’Egitto?
. . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . .
Come si fa all’amore in orïente?
Che dicon le severe
Vetuste mummie dell’età presente?
Mi fu detto che sotto un capitello
Di una colonna del tempio di Osìri,
Un nido possedete che è un modello
Della vecchia arte greca;
Nè vi gravita sopra un’ipoteca.
Siete, rondini mie, persone agiate;
Io vivo in due stanzette appigionate.
Se la memoria mia non mi fa velo
Certo la mamma vostra ó conosciuta,
Una vecchia ciarliera
Pulita, mattiniera,
Ghiotta di farfallucce e moscerini.
Sopra una cordicella
Ove la nonna mia, già vecchierella.
Sciorinava le cuffie e le calzette
Ciaramellava da mattina a sera.
Ero felice allora
Mi rideva de’ primi anni l’aurora!
Età non è più questa
Credi, o rondine mia, di tue canzoni...
Età non è di canti...
Vanne a garrir dove stanno i garzoni
Da’ capei d’oro e le belle fanciulle;
Va ne’ prati smaglianti
Dove a torrenti si riversa il sole...
I margini e le culle
Son ripieni di bimbi e di viole.
Benedetta la casa
Alla cui gronda i bei nidi appendete;
Voi vi recate la pace e l’amore
Voi, che i fanciulli dicono che siete
Gli uccelli del Signore.
Mi ricordo che al mio nativo tetto
Venian le nonne vostre e darsi spasso
Ed era allor quel loco benedetto.
Ma un dì l’allegro stuolo
Lasciò la casa e più non è tornato,
E da quel giorno, lasso!
Le sventure il mio tetto han visitato.