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DOCUMENTI PISANI
intorno
FRA GIROLAMO SAVONAROLA
Nessuna parte fu presa dai Pisani alle cose del Savonarola. Le sue prediche in S. Caterina di Pisa nel 1492 vennero poco ascoltate e presto dimenticate: e solamente ne fece ricordo con riverenti parole l’annalista del convento. La ragione di tale incuranza si manifesta, a mio credere, nelle condizioni speciali in cui era Pisa a quel tempo. Quando Fra Girolamo vi si recò a prender possesso del convento di S. Caterina unito di fresco alla Congregazione toscana, della quale era capo, si macchinava già la ribellione che, compiuta poco appresso, dovea portare a’ Pisani il grave peso d’una temporanea e fortemente combattuta indipendenza. Quindi quel frate venuto da Firenze, odiata dominatrice, ad eseguire un’opera favorita da Lorenzo de’ Medici, ad acquistare autorità sopra un convento pisano, che, sebbene religiosa, era o almeno si riputava suggello di quella civile, non poteva essere accolto a dovere. Tant’è vero che liberatisi appena i Pisani dalla servitù di Firenze, la questione de’ Domenicani di S. Caterina divenne affare di Stato. La colonia fiorentina condottavi dal Savonarola ebbe lo sfratto, e il convento ritornò alla Congregazione lombarda.
Gli avvenimenti successivi dovettero accrescere l’avversione de’ Pisani a Fra Girolamo. Amico de’ loro nemici, sollecitatore caldissimo presso Carlo VIII a danno della loro libertà, n’avea d’avanzo per essere mal veduto. E certo che se per avventura fosse caduto nelle mani loro ne avrebbero fatto un gradito regalo a papa Alessandro; se pure non avessero creduto meglio rinviarlo a Firenze a tener divisi gli animi e servire così indirettamente alla loro causa. Poichè le divisioni appunto di quella città cagionate dalle prediche di Fra Girolamo, erano amate da’ Pisani; come aveano care le discordie per Piero de’ Medici, il cui ritorno in patria favorivano, più che altro, con questo intento. Ne’ documenti che pubblico non si fa quasi mai menzione del Savonarola, se non in quanto dava occasione a scissure e tumulti cittadini, per cavarne buone speranze, regole per operare a tempo, ed argomenti a invocare con maggiore efficacia l’aiuto di fuori. Della dottrina religiosa del frate, non un giudizio favorevole ne contrario. L’ambasciatore pisano a Roma, nel suo lungo carteggio cogli Anziani, di tutto parla fuorchè di lui. Come potevano mischiarsi in questioni religiose mentre aveano, per così dire, il coltello alla gola? Alla religione, a’ frati e alle monache rivolgevano il pensiero solamente per implorare dal Cielo il soccorso contro Firenze, massime allorquando, per propria convinzione e a giudizio de’ loro ambasciatori, poco o nulla vedevano potersi sperare dagli uomini1.
Perciò i documenti non hanno, come ho accennato, opinioni espresse sul conto del Savonarola: e sotto questo aspetto mancano assai d’importanza storica; nè io li darei alla luce se non pensassi che di quest’uomo straordinario, tanto studiato e tanto diversamente inteso, può essere utile far conoscere anche i cenni più brevi che ne dettero i contemporanei. Del resto un’opinione vi traspare, ed è affatto sfavorevole al frate. Dacché vi si vede prestata intera fede a’ detrattori di lui vinto e prigione, i quali a giustificare il supplizio a cui l’aveano destinato, lo pubblicavano per un cospiratore infame, per un eretico ed un negromante.
DOCUMENTI
I.
1497, marzo 6.
Giovanni Mariani, ambasciatore dei Pisani
presso la Repubblica di Venezia, agli Anziani di Pisa.
Omissis etc. Qui è nuova che ad Fiorensa sono ad invicem in grandissime controversie. Et frate Hieronymo non predica più la devotione del re di Franza, ymo in contrario. Et la Signoria nova è tucta Pallescha: Bernardo Del Nero è gonfaloniery. Quibus auditis si iudica habbi ad essere in fra loro gran rumore. Hanno grandissima penuria; adeo che spesso il popolo sacchegia qualche casa per fame, eie.
- (R. Archivio di Stato in Pisa. Lettere agli Anziani, filza III, e. 62).
II.
1498, febbraio 3
Lo stesso come sopra.
Omissis etc. Item di nuovo hanno mandato (i Fiorentini) messer Domenico Bonsi imbasciadore al Papa: dicesi esser la potissima cagione per levar le scomunicatione et interdictione che il Papa havea facto ad fra Hyeronimo; et che per questo effecto habbino ordinato ad Roma circa 16mila ducati per pagare al Papa per obtenere lo attento loro, etc.
- (Filza cit., C. 483 t. - 484).
III.
1498, febbraio 18.
Lo stesso come sopra.
Omissis etc. Questa mattina c’è nuove come in Firense è gran tumulto per le prediche di fra Girolamo; perchè chi le ama et chi le ha in odio. Et di nuovo la Sanctità del summo Pontifice ha excomonicati tutti quelli che oderanno sue predicatione. Item che dicto fra Girolamo ha ordinato di havere per sua custodia 500 giovany fiorentiny armati modestamente: et quelli ad uno bisogno lo accompagnino da san Marco ad sancta Riparata. Et per questo potete comprendere come la Sanctità del summo Pontifice sia disposto2 inverso di loro. Sichè noy habbiamo per Dio gratia tali protectori, che non ci bisogna temere di ogni spaventacelo, etc.
(Filza cit., c. 478).
IV.
1498, marzo 8.
Andrea Lanfreducci e Luca del Lante, ambasciatori
come sopra, agli anziani di Pisa.
Omissis etc. Habbiamo questo dì lectere da Roma, le quale ci significano la Sanctità del sommo Pontifice haver mandato du’ brevi ad Fiorensa, cioè, uno alla Signoria et l’altro ad li canonicy di sancta Riparata, molto strecty. Per li qualy inhibisce et vieta ad fra Girolamo che non predichy; che dice publicamente cose strane; della qual cosa tutto quel populo è malcontento, etc.
(Filza cit., e. 492).
V.
1498, marzo 9.
Gli anziani di Pisa ai loro ambasciatori suddetti
in Venezia.
Omissis etc. Da Fiorensa intendiamo fra Girolamo essere stato expulso fora per dua miglia, per causa che è venuto un breve dal Papa sub pena excomunicationis lo debbino diacciare come excomunicato, etc.
(Arch. cit., Lettere degli Anziani, Registro X, e. 258 t ).
VI.
1498, marzo 14.
I detti ambasciatori agli Anziani.
Omissis etc. Questa mattina ci è nuove come yl Papa ha mandato uno breve alla Signoria di Fiorensa che contiene che li mandino in ogni modo fra Girolamo. La qual cosa se non faranno, ynterdirà et scomunicherà la ciptà. Tutto per adviso, etc.
(Arch. cit., Lettere agli Anziani, Filza III, e. 485 t. )
VII.
1498, marzo 17.
Gli stessi come sopra.
Omissis etc. Preterea di quanto dicano Vostre Signorie fra Girolamo esser stato expulso di Fiorensa per due miglia, crediamo Vostre Signorie siano state male informate. Imperocché è in Fiorensa, et predica più che may: et non solamente luy, ma fa predicare un altro irate. Et ancor noy haviamo lettere da Roma, de’ 13 del presente, continente come yl Papa haveva mandato du’ brevy ad Fiorensa, cioè, uno a’ canonicy di sancta Riparata et l’altro alla Signoria; li quali in effectu prohibivano che fra Girolamo non predichasse: come ad questi dy passaty ad Vostre Signorie scrivemmo. Dipoi haviamo ynteso yl Papa haver reiterato et mandato un altro breve alla Signoria, per lo quale comanda loro che omnino li mandino fra Girolamo: et se non lo faranno, ynterdirà et scomunicherà tutta la ciptà. Et che, per vigore di questo, congregati tutti e’ magistraty insieme con la Signoria, finalmente si obtenne che si li rispondesse: che fra Girolamo non volevano mandare, yramo lo volevano per loro, et che questo si levasse dallo animo; imperochè questo facevano ad preveduto fine, et perchè non si havesse ad far sangue in la terra. Et così con effecto li fu risposto. Et perchè la Signoria è divisa, imperochè che cinque di loro tangano da fra Girolamo et quattro contra3, si dice etiam quelli che sono contra havere persuaso che si debby mandare dicta risposta al sommo Pontifice perchè sua Sanctità si habby ad provocare ad ira et innuovy qualche cosa contra dicto fra Girolamo; taliter che el sia costrecto abbandonare il predicare: che non può procedere senza qualche scandalo civile, per la parte che vi ha dicto fra Girolamo. Siche si stima tal cosa esser per parturire qualche enconveniente fra loro: che Yddio li guardy dallo indugio, etc.
(Filza cit., c. 515).
VIII.
1499, marzo 28, stile pisano.
Gli Anziani ai detti ambasciatori.
Omissis etc. De’ brevi mandati a fra Girolamo a Firenze ne Laviamo inteso et intendiamo tutto dì; laudiamo tamen la vostra diligentia.
(Arch. cit., Lettere degli Anziani, Reg. X, e. 270).
IX.
1499, aprile 12, si. pis.
Gli stessi come sopra.
Avendo iersera a tardi auto nuova di verso Fiorensa, come e’ v’era istato qualche novità, non havendone quella certessa che ci pareva conveniente alla satisfactione nostra dello scrivere, ve ne demo notisia per una nostra breve e più tosto polisa che lettera, per non ci distendere molto in quello che poi fusse successo el contrario. Dipoi oggi, havendolo inteso più chiaramente per uno homo nostro a posta e’ è parso per le presenti reiterare l’avisso. Dicesi adunque esservi istato morto Francesco Valori e la moglie e la famiglia sua, e la casa missa a sacho; et oltra alla sua, cinque altre. Preterea, corso il populo a san Marcilo, amassonno molti frati e altri giovani fiorentini i quali erano lì per la defensione di fra Girolamo. Et lui fu preso et d’ebe molti tracti di fune: e si crede sarà morto. Lorensino di Pierfrancesco s’è uscito di Firense4; e ’l populo è restato tutto in romore: né si crede che la cosa posi qui. Parci che Iddio, havendo di noi misserioordia . non vogli che questi dì sancii ci diano aliano, come sono soliti li altri anni etc.
Siamo a’ dì xij:5 et da Antonio de’ Fabri conestabile a Cascina c’è lettere come le cose soprascripte di Firense sono verissime; et che le robbe di Lorenso di Piero Francesco si vendeno all’incanto, et che ogni dì v’è morto qualcuno et stanno continuo in arme, et che li capi delle gente, così a cavallo come a piè, che sono qui alle frontiere, sono tutti iti alla volta di Fiorensa. In modo che bora sarìa il tempo di lare facti. Sì che sollicitate cotesta Illma Signoria che non vogli lassare perdere questa occasione: che quel che bora si porrà facilmente acquistare, non sensa diflìcultà grande, sublata questa occasione, se acquisterìa, come tucto consta evidentemente. Però iterum suplicate de sollecitudine; che bora mai il paese è capace di potere tenere et nutrire gente et cavalli; che la erba è grande. È stato qui il Magnifico messer Iohanni Paulo;6 et sono tandem tucti due d’una medesima oppinione che noi. Si che iterum sollicitate; et noi vi daremo aviso del successo. Ex palatio nostro, die xij suprascripta, etc.
(Reg. cit., c. 279 t. - 280).
X.
1499, aprile 17, st. pis.
Gli stessi come sopra.
Omissis etc. Da Firense haviamo come una certa conpagnia nuovamente facta fra 500 giovani et più, di quelli che sono di buono sangue et poveri, et tenuti già fuori del governo, se anno quasi vendicato il dominio di quella terra, et deposto di officio li Diece della guerra et li Otto che erano al presente, et electone7 degli altri di nuovo come è parso loro; non obstante che il tempo de’ primi non fusse finito. Li quali Otto nuovamente electi8 ànno collato fra Hyeronimo et scoperto una pratica che lui temptava di fare Francesco Valori capo di populo di Fiiense; et presi molti cittadini che ci erano incolpati, fra’ quali si dice essere uno Francesco Davanzati. Per il che si può comprendere in quanto disordine sia quel populo. Et hora sarìa il tempo afare per noi, come per l’autre nostre vi haviamo scripto. Siche sollicitiate la venuta del Proveditore nuovo et delli stradiotti et de’ fanti; perchè più si farà hora con pocha gente che forse non si farla a tempo colla molta, come per la prudentia tutto intendete. Nec plura, etc.
(Reg. cit., c. 282).
XI.
1499, aprile 18, st. pis.
Gli stessi come sopra.
Omissis etc. Per ogni causa iudichiamo adunque essere l’officio vostro sollicitare la venuta del Magnifico messer Thomaso9, hora che il tempo et la stagione e ’l paese nostro è capace di potere tenere gente in quantità et fare factione. Et maxime che le dissentione civile de’nostri inimici ogni dì cresceno. Et di nuovo s’intende fra Hyeronimo havere confessato che voleva fare una predicha in Palasso et menarvi molti de’sui coll’arme sotto; et ad uno certo tempo della predicha fare tagliare a pessi li Signiori et una gran quantità di quelli della parte contraria, come saria parso allui, et fare grande Francesco Valori, come per le nostre di iersera vi dicemmo. Item ha confessato che già sono anni quattro che non à vere consegrato alchuna hostia ed à continue dicto messa et comunico un numero infinito di persone; item che attendeva a negromantia; et tutto quello ha dicto, lo ha dicto più tosto per arte diabolicha che per spirito di prophesia, come diceva in pergamo. Sono di nuovo stati presi Tanai Nerli, Francesco Davanzati et tre altri simili per conto dì dicto fra Leronimo, etc.
- ↑ Carlo Vecchiani così scriveva da Lucca li 29 febbraio 1497: «Magnifici Signori mia, io vi ricordo quanto posso vi racchomandiate a Dio, et fate fare oratione instantissimamente, et credetemi quia Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilant qui custodiunt eam» (R. Archivio di Stato in Pisa. Lettere agli Anziani, Filza III, e. 23).
- ↑ Così l’originale.
- ↑ Il Villari dice che erano sei i Signori avversi al Savonarola, e tre i favorevoli. Comunque sia, abbiamo in questa lettera un argomento di più contro l’opinione del Perrens, il quale negava che quella Signoria fosse veramente al frate contraria (Villari, Storia di Fra Girolamo Savonarola. II, 90 e 93. nota 3.
- ↑ La cagione che spinse Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici a uscire di Firenze è espressa al Documento di n.o XXXV di quelli pubblicati da Isidoro Del Lungo in Arch. Stor. It.,2a serie; Tom. XVIII, disp. 2, pag. 29.
- ↑ Sebbene tutta la lettera porti la stessa data del 12 aprile, è da ritenere che la narrazione de tumulto a S. Marco sia scritta in uno de’ giorni precedenti.
- ↑ Giampaolo Gradenigo condottiere di soldati Veneziani in aiuto di Pisa (Arch. cit. Lettere agli Anziani, filza III, c. 756 e 783).
- ↑ L’originale ha electeno.
- ↑ L’originale ha electo.
- ↑ Tommaso Zeno eletto da’ Veneziani Provveditore dell’impresa di Pisa (Lettere degli Anziani, Reg. X, c. 282 t.).