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Atto Primo - Scena quarta Atto Primo - Scena sesta

Donna Elvira e detti

Donna Elvira

Ah, chi mi dice mai
Quel barbaro dov’è,
Che per mio scorno amai,
Che mi mancò di fe?
Ah, se ritrovo l’empio
E a me non torna ancor,
Vo’ farne orrendo scempio,
Gli vo’ cavare il cor.

Don Giovanni (piano a Leporello.)

Udisti? Qualche bella dal vago
abbandonata. Poverina! Cerchiam di
consolare il suo tormento.

Leporello

(Così ne consolò mile e ottocento).

Don Giovanni

Signorina...

Donna Elvira

Chi è là?

Don Giovanni

Stelle! che vedo!

Leporello

(O bella! Donna Elvira!)

Donna Elvira

Don Giovanni!...
Sei qui, mostro, fellon, nido d’inganni!

Leporello

(Che titoli cruscanti! Manco male
che lo conosce bene!)

Don Giovanni

Via, cara Donna Elvira,
calmate quella collera... sentite...
Lasciatemi parlar...

Donna Elvira

Cosa puoi dire, dopo azion sì nera? In casa mia
entri furtivamente. A forza d’arte,
di giuramenti e di lushinghe arrivi
a sedurre il cor mio;
m’innamori, o crudele!
Mi dichiari tua sposa, e poi, mancando
della terra e del ciel al santo dritto,
con enorme delitto
dopo tre dì da Burgos t’allontani.
M’abbandoni, mi fuggi, e lasci in preda
al rimorso ed al pianto,
per pena forse che t’amai cotanto!

Leporello

(Pare un libro stampato!)

Don Giovanni

Oh, in quanto a questo, ebbi le mie
ragioni.
(a Leporello, ironicamente)
È vero?

Leporello

È vero.
E che ragioni forti!

Donna Elvira

E quali sono,
se non la tua perfidia,
la leggerezza tua? Ma il giusto cielo
volle ch’io ti trovassi,
per far le sue, le mie vendette.

Don Giovanni

Eh via!
siate più ragionevole!...(Mi pone
a cimento costei!). Se non credete
a labbro mio, credete
a questo galantuomo.

Leporello

(Salvo il vero.)

Don Giovanni (forte)

Via, dille un poco...

Leporello (sottovoce a Don Giovanni)

E cosa devo dirle?

Don Giovanni

Sì, sì, dille pur tutto.
(Parte non visto da Donn’Elvira.)

Donna Elvira

Ebben, fa presto.

Leporello (Balbettando)

Madama... veramente... in questo mondo
Conciòssiacosaquandofosseché...
il quadro non è tondo...

Donna Elvira

Sciagurato! Così del mio dolor giuoco
ti prendi, Ah! Voi...
(verso Don Giovanni che non crede partito)
Stelle! L’iniquo fuggì! Misera me!
Dov’è? In qual parte?

Leporello

Eh! lasciate che vada. Egli non merta
che di lui ci pensiate.

Donna Elvira

Il scellerato
m’ingannò, mi tradì...

Leporello

Eh! Consolatevi;
non siete voi, non foste, e non sarete
né la prima, né l’ultima. Guardate:
questo non picciol libro è tutto pieno
dei nomi di sue belle:
(Cava di tasca una lista)
ogni villa, ogni borgo, ogni paese
è testimon di sue donnesche imprese.
Madamina, il catalogo è questo
Delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt’io;
Osservate, leggete con me.
In Italia seicento e quaranta;
In Almagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.
V’han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V’han contesse, baronesse,
Marchesine, principesse.
E v’han donne d’ogni grado,
D’ogni forma, d’ogni età.
Nella bionda egli ha l’usanza
Di lodar la gentilezza,
Nella bruna la costanza,
Nella bianca la dolcezza.
Vuol d’inverno la grassotta,
Vuol d’estate la magrotta;
È la grande maestosa,
La piccina è ognor vezzosa.
Delle vecchie fa conquista
Pel piacer di porle in lista;
Sua passion predominante
È la giovin principiante.
Non si picca - se sia ricca,
Se sia brutta, se sia bella;
Purché porti la gonnella,
Voi sapete quel che fa.
(Parte.)

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