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«Donna, di voi mi lamento,
bella di voi mi richiamo
di sì grande fallimento:
donastemi auro co ramo.
Vostro amor pensai tenere5
fermo, senza sospecione;
or sembra d’altro volere,
truovolo in falsa cascione,
amore».

«Meo sir, se tu ti lamenti,10
tu nó ài dritto, nè ragione;
per te sono in gran tormenti.
Dovresti guardar stagione,
ancor ti sforzi la voglia
d’amore e la gelosia;15
con senno porta la doglia,
non perder per tua fol[l]ìa
amore».

«Madonna, s’io pene porto,
a voi non scresce baldanza,20
di voi non agio conforto
e fals’e la tua leanza,
quella che voi mi mostraste
là, ov’avea tre persone,
la sera che mi ser[r]aste25
in vostra dolze pregione,
amore».

«Meo sir, se tu ti compiangi,
ed io mi sento la doglia;
lo nostro amor falsi e cangi,30
ancor che mostri tua voglia.
Non sai che parte mi tegna
di voi, onde son smaruta;
tu mi falsi di convegna
e morta m’à la partuta,35
amore».

«Donna, non ti pesa fare
fallimento o villania?
Quando mi vedi passare
sospirando per la via,40
asconditi per mostranza:
tut[t]a gente ti rampogna,
a voi ne torna bassanza
e a me ne cresce vergogna,
amore».45

«Meo sire, a forza m’aviene
ch’io m’apiatti od asconda,
ca sì distretta mi tene
quelli cui Cristo confonda,
non m’auso fare a la porta;50
sono confusa, in fidanza,
ed io mi giudico morta,
tu non n’ài nulla pietanza,
amore».

«Madonna, non n’ò pietanza55
di voi, chè troppo mi ’ncanni:
sempre vivi in allegranza
e ti diletti in mie’ danni;
l’amor non à i[n]ver voi forza,
[per]chè tu non ài fermagio,60
d’amor non ài se non scorza,
ond’io di voi son salvagio,
amore».

«Meo sir, se ti lamenti, a[h] me!
tu ti nde prendi ragione,65
ch’io vegno là ove mi chiame
e no nde guardo persone.
Poi che m’ài al tuo dimino,
piglia di me tal ve[n]gianza,
che ’l libro di Giacomino70
lo dica per rimembranza,
amore».

«Madonna, in vostra intendenza
niente mi posso fidare,
chè molte fiate in perdenza75
trovomi di voi amare.
Ma, s’eo sapesse in certanza
es[s]er da voi meritato,
non averei rimembranza
di nes[s]un fallo pas[s]ato,80
amore».

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