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EPIGRAMMI1
I.
Lidia dice ogni sera |
II.
A bella.
Perchè sei ricca e bella, |
III.
alla stessa.
Perchè sei bella, un epigramma bello |
IV.
da anonimo francese.
sopra una donna che parlava senza lingua.
Che una donna vi sia, |
V.
ad un galante.
Leggiero muovi il passo, Leggiero il carrozzino, |
VI.
a bella donna.
Se quanto bella sei, |
VII.
da marziale.
Se ti nego il mio libro, ho gran ragione, |
VIII.
ad un progettista.
Di far castelli in aria |
IX.
ad una poetessa.
Quando vai camminando per la via |
X.
da marziale.
Trenta epigrammi qui ci son cattivi: |
XI.
dallo stesso.
Rosso il crin, guercio, zoppo, e nero il volto, |
XII.
a scrittore di favole.
Son le tue favole celebri rese, |
XIII.
da oveno.
Ad ognuno che legge, ovver che ascolta, |
XIV.
dallo stesso.
Tutto, da lor degenere, |
XV.
a scrittore di commedie.
Vuoi che sul libro delle tue commedie |
XVI.
Le larve per le maschere |
XVII.
da marziale.
Scrivi pur contro me, ch’io tel permetto: |
XVIII.
dallo stesso.
a diodoro.
Festeggia il tuo natal tutto il Senato; |
XIX.
dallo stesso.
Tu, seguace di Venere, |
XX.
Non basta certo per difesa agli occhi |
XXI.
da gombaud.
Se non vuoi colle donne aver de’ guai, |
XXII.
Taccia Silvio i poeti di follia: |
XXIII.
a foronide.
Ad Elena simile io ti direi, |
XXIV.
da oveno.
Schiavo a doppia ignoranza, o Lino, stai; |
XXV.
per un cane che traduce alcune parole in latino.
Maraviglia ella è certa, |
XXVI.
da marziale.
Del vate Teodoro |
XXVII.
da oveno.
Non v’ha, diceva un pappagallo, al mondo |
XXVIII.
da ausonio.
Infelice Didon! di due mariti |
XXIX.
Apollo un tempo fu a guidar gli armenti; |
XXX.
A ragion, non ad arte, |
XXXI.
da amalteo.
Ad Alcon la luce manca, |
XXXII.
da marziale.
Solo i poeti antichi a te son grati; |
XXXIII.
dallo stesso.
Taide losca vuol trarre |
XXXIV.
Quando Prometeo col rapito foco |
XXXV.
Bellissimo davvero il tuo libretto; |
XXXVI.
a . . . . . . . . .
Se bello è tutto ciò, di cui vi sia |
XXXVII.
Se come Teseo Arianna, infido amante |
XXXVIII.
Un tempo i Numi irati |
XXXIX.
da neufchateau.
Del preside Cleon qui il cener posa, |
XL.
Antonietta in inglese |
XLI.
Sta dieci ore a lisciarsi Eleonora, |
XLII.
da le monnoye.
Tu di me dici male, io ben di te; |
XLIII.
Con volanti destrier su cocchi aurati |
XLIV.
a due amiche galanti.
Chi non diravvi a Pallade dilette, |
XLV.
Marzia è grande maestra senza fallo: |
XLVI.
a rustico.
Senza nemici alcun non v’ha che sia: |
XLVII.
a vetustilla.
Il tuo ritratto è bello, e in vero assai |
XLVIII.
ad un pseudo-avvocato.
Io calco il foro, vai dicendo al mondo; |
XLIX.
allo stesso.
Ei fu racconto vero |
L.
da marziale.
Sei bella: il so; fanciulla sei: gli è vero; |
LI.
dallo stesso.
Muove liti Diodoro in ogni lato, |
LII.
dallo stesso.
Vuoi poeta sembrar, e nulla reciti; |
LIII.
dallo stesso.
Son miei que’ versi, è vero; |
LIV.
Scrive de’ pizzicagnoli |
LV.
Se a’ tempi nostri Archiloco |
LVI.
Cogli occhiali oggidì vanno i Zerbini; |
LVII.
da oveno.
Che la fortuna sia propizia spesso |
LVIII.
da anonimo francese.
Sciocco ti crede, e n’ha ragion Selvaggio, |
LIX.
da gombaud.
T’è sì amica Fortuna, |
LX.
Se nell’Odrisie selve |
LXI.
Mi chiese un antiquario a qual stagione |
LXII.
ad un architetto.
Per tempio arso e distrutto |
LXIII.
Sta con un libro in man, per far la dotta, |
LXIV.
Di gettar gravi pietre senza novero |
LXV.
al figlio del mio sposo.
Sei bello più del figlio |
LXVI.
Suole in conversazion donna galante |
LXVII.
Se, qual la grandin può, valesse ancora |
LXVIII.
da oveno.
Elogi a cotant’asini |
LXIX.
dallo stesso.
Il futuro veridici i profeti |
LXX.
da marziale.
Se fai talvolta un epigramma bello, |
LXXI.
da ausonio.
Per compra libreria tu il dotto fai: |
LXXII.
da marziale.
Loda Berga i miei versi, e li declama: |
LXXIII.
dallo stesso.
Ha Taide bianchi i denti, |
LXXIV.
dallo stesso.
Giura Filone a casa |
LXXV.
dallo stesso.
Tu vuoi, Paulla, sposar Prisco, ed hai |
LXXVI.
dallo stesso.
Se quanti Ligia in capo ha crini suoi, |
LXXVII.
A Natura tua bellezza, |
LXXVIII.
da marziale.
Tutte, senz’una compierne, intraprende |
LXXIX.
da ausonio.
L’asta avea in mano, in testa Che l’ebbe in sul momento |
LXXX.
da sannazaro.
Vista Nettuno in sugli adriaci flutti |
LXXXI.
da marziale.
Fabulla i crini, che ha comprati, giura |
LXXXII.
a erinnide.
Tre le Furie eran pria |
LXXXIII.
da marziale.
Tutto prometti allora |
LXXXIV.
dallo stesso.
Ovunque, o Gellia, o vada, o torni, o vegna, |
LXXXV.
dallo stesso.
A chi legge, a chi ascolta, il mio libretto |
LXXXVI.
da ausonio.
Ecco di Rufo il simulacro: oh quanto |
LXXXVII.
Non dubitar, Cornelio, |
LXXXVIII.
a sorbone.
Ad alcuno che incontri per la strada |
LXXXIX.
D’ogni bell’arte io ti credea maestra |
XC.
da oveno.
In medio virtus.
Donna galante in mezzo agli uomin’ va: |
XCI.
da marziale.
Se ti chiama la turba de’ togati |
XCII.
Ogni trino è perfetto: antico, è vero, |
XCIII.
Il tuo ritratto in faccia a te s’oscura, |
XCIV.
da marziale.
Ama la pace; è questa la ragione, |
XCV.
Sapiente e innamorato |
XCVI.
da marziale.
Tu dici agli avvocati |
XCVII.
da oveno.
Voi che la faccia e il seno dipingete |
XCVIII.
da oveno.
Ponean le antiche genti |
XCIX.
Il volto, il collo, il petto |
C.
da marziale.
Tu mi torni il mio libro ancor perfetto, |
- ↑ [p. 41 modifica]Degli epigrammi presi da varj autori non intende l’autrice di presentare una traduzione, ma soltanto una libera imitazione.