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La schizziggnosa (1833) Da la matina se conossce er bon giorno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

EPPOI TE SPÓSO.

     Eppoi me spósi, eh? Ppovero sciuchetto,1
fàteme un po’ ssentì ccór un detino
si vv’amancassi mai cuarche ddentino!
Sciavete mamma? Volete er confetto?

     Bravo er zor cascamorto innoscentino!
Co ste bbelle promesse de l’ajjetto,2
se scerca3 d’abbuscà cquarche ffiletto,4
eppoi fume de cappa de cammino.5

     Dàmmela e ppoi te spóso: quant’è ccaro!
Er patto è ggrasso assai, ma nun me torna:6
rivienite a li trenta de frebbaro.

     E ttant’e ttanto me credevi sciorna?7
Nò cco mmé:8 tte conosco, bbicchieraro.9
Cqua, pprima de sposà, nnun ce s’inforna.


Roma, 15 febbraio 1833

  1. Ciuco significa «piccolo»; ciuchetto, «piccino».
  2. Dell’aglietto. È un ripieno, per rendere ridicolo il soggetto; quasi: «promesse ridicole», ecc.
  3. Si cerca.
  4. Guadagno.
  5. Fumo, fumarsela, ecc.: espressioni che indicano lo scomparire di alcuno.
  6. Non fa al mio caso.
  7. Semplice.
  8. Non con me si riesce in simili artifici.
  9. Espressione d’uso; quasi: «ti conosco, maschera».

Note

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