Questo testo è incompleto.
Er morto ingroppato Er paneriggico de san Carlo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

ER CAVAJJER DE SPAD'E CCAPPA

     Chi ffussi cavajjer de spad’e ccappa
Cosa vierebb’a èsse in fin de fini?
Eh, ssarebb’uno che nun cià cquadrini,
Eppuro, grazziaddio, sempre la strappa:

     Un negozziante de leccate e inchini
Che sta ar ricasco de li ricchi, e ppappa:
Uno che rruga sempre e ssempre scappa,
E ssoverchia noantri piccinini:

     Un pajjaccio de corte, un cammeriere
Pien de croscette e ffittuccine in petto,
C’arregge a li padroni er cannejjere:

     Uno che nnun za un cazzo a ffa er dottore:
Un Galimêdo arriggistrato in Ghetto:
Un milordo a la bbarba der zartore.

4 gennaio 1846

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.