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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER PARADISO
No, Rreggina1 mia bbella, in paradiso
Nun perdi tempo co' ggnisun lavoro:
Nun ce trovi antro che vviolini, riso,
E ppandescèlo,2 ciovè ppane d’oro.
Là, a ddà udjenza ar giudìo, pòzz’èsse acciso!, 3
Nun ce metteno er becco4 antro che llòro, 5
Come si ttutto-cuanto sto tesoro
Fussi fatto pe un c.... scirconciso. 6
Ecco che ddisce7 sto ggiudìo scontento: 8
“Sopra li lèggi vecchi, mordivói,
Per vita mia! sta tutto el fonnamènto„. 9
Ma llui nun zà10 che Ggesucristo poi,
Ner morì, fesce un’antro testamento,
E ’r paradiso l’ha llassato a nnoi.
Roma 23 novembre 1832
Note
- ↑ Regina è presso il popolo un comune nome battesimale.
- ↑ Panem de coelo.
- ↑ Modo tolto dal vernacolo napoletano.
- ↑ Mettere il becco, cioè: “penetrare„.
- ↑ Essi (con entrambe le e larghe).
- ↑ Circonciso.
- ↑ Dice (con la c strisciata).
- ↑ Sgarbato, spiacevole.
- ↑ Maniera di parlare degli ebrei romani. Mordivói è una parola con la quale esclamano nel parlare altrui, o se ne servono come di voce pronominale di apostrofe. Per vita mia, uno de’Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte giuramenti ebraici. Fondamento [fonnamènto] con la e larga.
- ↑ Non sa.
Note
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