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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER RE DE LI SERPENTI
Si un gallo, fijja mia, senza ammazzallo
Campa scent’anni, eppoi se mette ar covo,
In cap’a un mese partorisce un ovo,
E sta ddu’ antri mesi pe’ ccovallo.
Eppoi viè ffora un mostro nero e ggiallo,
’na bbestia bbrutta, un animale novo,
Un animale che nun z’è mmai trovo,
Fatto a mmezzo serpente e mmezzo gallo.
Cuesto si gguarda l’omo e sbatte l’ale,
Come l’avessi condannato er fisco1
Lo fa rrestà de ggelo tal’e cquale.
Una cosa sortanto io nun capisco,
Ciovè ppe’ cche raggione st’animale
Abbino da chiamallo er basilisco.
Roma, 19 dicembre 1832
- ↑ Il fisco ti condanna a morte è la solita formula, con la quale si annunzia la sentenza capitale.
Note
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