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Un caso da carbone bbianco Er Papa ner Giuveddí Ssanto
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1846

ER BIZZOCO FARZO

     Ah,1 pe’ vvia2 che diggiuna er venardì
E vva ssempre a la predica ar Gesù,
L’hai pijjato pe’ un zanto? Ma ssai tu
C’accidenti d’omaccio è quello llì?

     Abbasta, pe’ vvedé le su’ vertù,
Che cciabbi3 quarche ccosa da spartì;
Ché cquanno co’ la bbocca disce sì,
Drento ar core fa er canto der cuccù.4

     Lui me vorebbe cojjonà: mma nnò:
Pe’ ddamme poi la cojjonella a mmé
Nun è llui quer gruggnetto che cce vò.

     Lui ari dritto5 e abbadi a llui, perchè
Li su’ sciafrujji,6 grazziaddio, li so,
E cco mmé nnun ze ggioca a cciaffrujjè.7

7 aprile 1846

  1. Dunque, cosicchè.
  2. Pel motivo.
  3. Che tu ci abbia.
  4. Cuccù equivale al “no.„
  5. Abbia giudizio.
  6. I suoi imbrogli.
  7. Ciafrugliè è stato per qualche tempo il nome che volgarmente davasi pe’ bigliardi a una specie di carambola francese, in cui ogni giuoco era buono, o fatto colla propria, o coll’altrui biglia.

Note

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